Per capire l’importanza di uno così, la strada migliore probabilmente è guardare cosa sta accadendo in questo periodo al Real. Senza Cristiano Ronaldo il club di Madrid ha perso la prima finale dopo 18 anni (Supercoppa Europea all’Atletico), ha registrato un calo di spettatori del 15% con il Bernabeu a livelli che non si vedevano da quasi 10 anni (solo 48.450 paganti in casa per la prima di Liga contro il Getafe una settimana fa) e ha visto i media spagnoli toglierli spazio e addetti ai lavori che da quasi due mesi sono inviati esclusivamente al seguito della Juve. Il tutto, moltiplicato per mille, è tornato indietro al club bianconero. E di conseguenza al calcio italiano.
Ecco allora che i 117 milioni spesi per averlo e i 31 di ingaggio stagionale sembrano nulla già oggi: l’uomo-azienda, che nei prossimi quattro bilanci annuali costerà 94 milioni, ha fatto guadagnare oltre il 30% al titolo borsistico del club. Un salto a Piazza Affari che ha portato qualcosa come 230 milioni di capitalizzazione in più (superato il miliardo). Alla Juve, insomma, è già tempo di brindisi, ancor prima che Ronaldoabbia segnato il gol numero 659 della sua stratosferica carriera. Potrebbe arrivare oggi, nello Stadium dove 144 giorni fa diede vita alla rovesciata alla Pelè infliggendo la settima sconfitta interna bianconera dal 2011, da quando cioè la Juve ha l’impianto di proprietà.
Corriere dello Sport