Il tifoso Auricchio (Comune): “Napoli Milan si giocherà al San Paolo, ora si firmi il contratto”

Attilio Auricchio – capo di gabinetto del Comune –  ha una delega speciale sul San Paolo. A oggi l’impianto è un cantiere aperto, con molte criticità e pochi operai al lavoro, tra tre settimane riparte la stagione agonistica del Napoli con l’esordio casalingo contro il Milan, la Società ha dubbi che la struttura di Fuorigrotta sia agibile in così poco tempo visto lo stato in cui è lo stadio e il ritardo sui lavori.
Allora Auricchio, il 25 si gioca a Fuorigrotta o il Napoli migrerà a Palermo dove al momento il patron De Laurentiis ha chiesto di giocare? 
«Conosco il calendario della serie A, sono tifoso. Al Comune la Società non ha fatto nessuna richiesta. Se lei vuole sapere se l’impianto sarà agibile le dico certamente sì. Altra cosa ancora è che con la Società, a oggi, non ci sono rapporti giuridici. Vorrà dire che su richiesta daremo la stadio di volta in volta».
Insomma, De Laurentiis ha sbottato e non firmato la convenzione perché teme che i lavori siano in ritardo tanto che non ha lanciato ancora la campagna abbonamenti. 
«Alt. Tutti sapevano dei lavori, anche la Società. E lo sapevano da tempo. Abbiamo da mesi preparato una convenzione in maniera condivisa, consapevoli dell’importanza per la Società di giocare al San Paolo, un testo però non formalizzato dal presidente. Una convenzione con cui abbiamo cercato di andare incontro alla Società aprendo anche alla concessione di nuovi spazi. Abbiamo creato le condizioni perché al San Paolo potesse giocare solo il Napoli: quello non è uno stadio ma il tempio del calcio a Napoli e dei tifosi. Abbiamo fatto tutto il possibile, il presidente ora deve decidere cosa fare». 
Ci sono margini per recuperare lo strappo con De Laurentiis?
«Noi da sempre siamo disponibili al dialogo ma la disponibilità deve esserci da ambo i lati. La nuova convenzione va firmata per mettere anche la Società in sicurezza e siamo disposti a farla valere non considerando il calendario agonistico ma l’anno solare. Ce la stiamo mettendo tutta».
Il tema dei lavori è dirimente: con appena 7 operai come si fa a sanare un cantiere di quelle dimensioni?
«A me questo non risulta, sono andato di mattina presto allo stadio e gli operai erano 25, forse stava finendo il turno. Il tema è che tutti – compreso la Società – sapevano che quei lavori andavano fatti. E mi lasci dire delle cose sulle balaustre, lavori del Comune che non c’entrano con le Universiadi».
Prego.
«Quelle rotte sono servite per il collaudo, per verificare la loro solidità, non le stiamo montando già rotte, e saranno tutte installate per la gara del 25»
Restano i cumuli di macerie accatastati in ogni angolo interno dello stadio, non solo sulla pista.
«Sulla pista tutto sarà risolto, il cronoprogramma è chiaro, alla fine – e parlo delle prossime tre settimane – sarà fatto un massetto a copertura perché lo strato di gomma lo metteremo solo alla vigilia delle Universiadi. Poi dove c’è un cantiere c’è materiale di risulta che per il 25 non ci sarà più».
A proposito di Universiadi: il commissario Basile ha dichiarato che non ha ancora tra le mani il progetto per i sediolini, e che dunque i tempi non dipendono da lui.
«Chiariamo subito: il progetto c’è ed è stato spedito da due mesi al Coni che deve validarlo. I lavori sono in carico all’Aru, che un’agenzia regionale di cui è direttore generale Basile».
Quando si potranno vedere i sediolini nuovi al San Paolo? 
«Entro la data in cui inizieranno le Universiadi, vale a dire luglio 2019, tempi non ne do perché non dipendono da noi. Il Comune si mette a disposizione come Stazione appaltante e fornendo il progetto, il resto è tutto in carico all’Aru. Quando sarà assegnata la gara si sapranno con certezza anche i tempi».
Ma ne è valsa la pena mettersi in corsa per le Universiadi?
«Parliamone l’anno prossimo di questi tempi. Noi siamo sicuri di farcela e poi ne è valsa la pena perché questo era l’unico modo per sistemare tutti gli impianti sportivi della città. La Ue non finanzia gli impianti sportivi perché ritiene che debbano essere messi a reddito. Era l’unica chance che avevamo e penso sia valsa la pena». 

Fonte: Il Mattino

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