De Laurentiis, il Napoli, il Bari. Due squadre, una proprietà. Non è certo un caso isolato. Nella stagione calcistica 2004-2005 Ernesto Paolillo ha rivestito la carica di presidente dello Spezia e allo stesso tempo faceva parte anche del consiglio di amministrazione dell’Inter. Questo perché il 30% della proprietà della società ligure era nelle mani di Massimo Moratti, all’epoca presidente dell’Inter.
Cosa vuol dire per una proprietà avere le quote di due società calcistiche diverse? «Innanzitutto avere gestioni indipendenti e autonome anche se inevitabilmente collegate».
Quali sono gli aspetti più rilevanti all’intero di un’operazione del genere? «L’aspetto economico: valorizzare i giovani di una società. E l’aspetto sociale: non far morire il calcio in una città importante, in questo caso Bari».
Veniamo al Napoli: quali vantaggi può trarre dall’eventuale acquisto del Bari da parte di De Laurentiis? «La rivalutazione di alcuni giocatori, sopratutto quelli che appartengono del settore giovanile perché così avrebbero la possibilità di fare un campionato vero. In questo modo accrescerebbero il valore della società che ne è proprietaria e allo stesso tempo contribuirebbero alla risalita del Bari».
Cosa ricorda della sua esperienza allo Spezia? «Avemmo la possibilità di dare spazio a giocatori del livello di Beati, Meggiorini e Della Fiore che provenivano dalla Primavera dell’Inter e sono esplosi successivamente in serie A. Si sono rivelati giovani di successo per lo Spezia che è risalito in fretta in serie B e per l’Inter che ne ha tratto profitto dalle successive cessioni».
Quindi la ritiene un’iniziativa costruttiva? «Ritengo sia possibile farla e farla bene. Si tratta di un’operazione che porta vantaggio a entrambe le società».
Questo discorso della valorizzazione può essere fatto anche dal punto di vista di allenatori giovani e già nell’orbita del Napoli? «Non credo, perché noi allo Spezia scegliemmo allenatori di esperienza che già conoscevano a categoria. Una cosa sono i giocatori, che possono anche essere giovani, mentre per l’allenatore è sempre meglio puntare sull’usato garantito».
Il Mattino