Da ieri sera il Bari ha un nuovo proprietario, è Aurelio De Laurentiis che ha deciso di chiamare il club pugliese Ssc Bari ed ha spiegato questa mattina alla stampa i progetti presenti e futuri della società che ripartirà dalla serie D. Guido Baldari, al momento si occuperà della comunicazione del Bari in attesa della nomina del nuovo responsabile.
Qual è il progetto per i primi tre anni? “Credo molto in me stesso e non parlo mai di budget. Se c’è necessità, il budget può sempre essere implementato. Da Napoli mi hanno fatto i complimenti, il cellulare è esploso. Non sono mai andato fuori budget. Sono l’unico presidente al mondo a farsi cedere i diritti di immagine. Sapete che in Serie D c’è un limite agli stipendi, con i diritti d’immagine possiamo incrementare e convincere i calciatori più importanti a venire da noi”.
La città di Bari è felice, i tifosi rivedono la luce con De Laurentiis. A Napoli ci sono sriscioni di contestazione. “Ho fatto fare un’indagine sulla tifoseria del Napoli. I tifosi veri, fuori Napoli, sono 40 milioni di persone. I tifosi del Napoli, come seconda squadra, sono 120 milioni. Non mi posso preoccupare dei dissidenti, che vengono allo stadio e che potrebbero non condividere le modalità, perché hanno ancora un concetto di possesso che non appartiene più al calcio di oggi”.
Può dirci qualcosa sul piano tecnico? Reja sarà il dt? “Questa mattina alle 6.45 ho cominciato a parlare con Giuntoli. Ho già trovato il nome per il vivaio, che è Filippo Galli, che viene dal Milan. Credo che noi ci metteremo tutta la nostra cultura acquisita per fare il massimo del massimo, ma bisogna partire dal concetto che Napoli e Bari sono due situazioni diverse. Da rispettare ugualmente per fare bene. Non si possono unire le vicende, questa è un’abitudine tutta italiana. Quando ho pensato al Bari, visto che sono stato sempre un sostenitore del sud, ho pensato che al sud non c’è impresa. Manca la cultura politica, se ricordate il Trentino negli anni ’30 era una delle regioni più depresse d’Europa. Ho sempre detto che qui c’è potenziale, bisogna sfruttarlo. Mi piacerebbe creare delle opportunità per il sud che possano portare Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia a imporsi. Dovete stare tranquilli, il Bari non sarà mai un’appendice del Napoli. Per fugare questo problema, ho convinto in due giorni mio figlio Luigi – oggi a Londra perché ha inaugurato un negozio con i nostri gelati targati Fendi – a interessarsi del Bari. Lui non s’è mai interessato al calcio. La famiglia De Laurentiis ci mette la faccia, non so quante cordate interessate hanno messo la faccia in prima persona. Grazie al sindaco per la fiducia accordata alla mia persona e al mio gruppo. Io da bambino giocavo a basket, non a calcio. Quindi mio padre mi portava a vedere il Napoli, però a scuola si giocava molto a calcio e a basket. Poi, nel 1996 Veltroni decise di trasformare i club. Era una cosa strana, non si capiva cosa fossero. Sembrava quasi uno specchio riflettente di chi voleva ottenere altre cose attraverso il calcio. La riconoscibilità mediatica o altre situazioni. A un certo punto Veltroni ha cambiato qualcosa, concetto ribadito dalla Uefa col FPF. A 19 anni ho iniziato il percorso nel cinema. Ho realizzato circa 400 film. Poi ho pensato al calcio insieme al cinema, la mia famiglia viene dalla Campania e abbiamo pensato di prendere il Napoli. Mi sono avvicinato al Napoli fallito, non esisteva più. Mi venne consegnato un pezzo di carta nel 2004, feci la Serie C che ha insegnato tantissimo. Poi la B e la cavalcata fino alla Serie A, una crescita con nove anni di fila in Europa. Gli olandesi hanno scelto il Napoli come il club più cresciuto al mondo negli ultimi dieci anni. Quando mi hanno informato del Bari ero in ritiro a Dimaro con la squadra, volevo vivere tutte le fasi del Napoli di Ancelotti. Mi ha chiamato il sindaco, non abbiamo avuto un rapporto semplice. Ho detto che era inadeguato. Ho provato a chiamarlo per ore, senza ricevere risposta. Dopo ci siamo parlati, ci siamo trovati e ho detto che non posso fare una commistione tra Napoli e Bari. Il Bari ha la sua storia, rappresenta un territorio che ho sempre amato. Napoli ha altra storia e rappresenta un’altra terra che amo. Noi siamo insieme ai tifosi, anche se poi negli ultimi venti anni i sostenitori si sono allargati perché ci sono quelli da stadio normale e quelli da stadio virtuale. Cioè quello che vede le gare in tv, in rete. Noi dobbiamo essere vicini a tutti loro, rispettando le tifoserie e rappresentando i club. Bisogna capire anche come avvicinarci allo stadio reale, con famiglie e bambini. Come fa una famiglia di 4 persone ad andare allo stadio? Il Bari ha una storia composta, lunga, di 110 anni. In questi anni ci sono state stagioni belle e altre meno belle. Vogliamo una cavalcata rapida per provare a tornare in Serie A. Vogliamo lavorare sulle regole che non permettono di avere due squadre in A con la stessa proprietà. Vogliamo un cambiamento epocale”.
La Redazione