Certo, il problema per Davide potrebbe essere l’età. Giovanissimo lui, praticamente coetaneo dei giocatori, ma la cosa non gli pesa. Perché il rispetto dei ruoli viene prima di tutto. Lo ha imparato fin da bambino, quando papà Carlo allenava a Parma e lui si divertiva a giocare con gli amici. In tribuna non mancava praticamente mai suo padre, che lo seguiva passo passo e perché no, gli dava anche qualche indicazione su come dare il meglio in campo. Quei consigli ora sono il loro pane quotidiano. Si parlano fitto e si spiegano. Davide è quello che raccoglie e registra l’umore della squadra. Poi lo riporta a Carlo, ma facendo da filtro. Solo quello che è strettamente necessario, perché sa bene che certe cose fanno parte dello spogliatoio e devono restare lì dentro. È anche questa la forza di Carlo e Davide: con loro la poltrona (stretta) che era per due in casa Ancelotti è diventato un divano (molto più comodo). Fonte: Il Mattino