Ieri ha compiuto 21 anni, Amadou Diawara e lo ha fatto a Napoli, precisamente nel ritiro del Napoli a Dimaro, con Ancelotti che lo istruisce. «Dovrà essere Hamsik ad adattarsi al ruolo di regista», spiega senza falsa modestia il centrocampista del Napoli ai microfoni di Radio Kiss Kiss. «In quella posizione io ci gioco da tantissimo tempo». E non è tutto. «Essere stimolati da un allenatore così è importante. Mi chiede di giocare poco all’indietro, di utilizzare passaggi corti e di cambiare spesso gioco. Sento la stima da parte di Ancelotti e darò il massimo per trovare più spazio».
Lo spazio ci sarà, non c’è solo il campionato nel mirino degli azzurri. «Una grande squadra deve puntare a tutte le competizioni, Ancelotti ci sta trasferendo la sua mentalità vincente. È il nostro uomo in più. Vogliamo lottare più dell’anno scorso per realizzare il sogno scudetto».
Le 21 candeline sono squisitamente anagrafiche, in campo, di anni, Diawara pare averne decisamente di più. «Sono nato così: non avverto la pressione, mi diverte giocare a calcio, è così da quando ero bambino». Quando ad ottobre ha messo la palla sul dischetto in casa del Manchester City, Amadou non ha avuto paura, anzi. «Per me è stato più facile tirare quel rigore che cantare davanti ai compagni al momento delle candeline». Eccolo che viene fuori il bambino che c’è in lui. Il sorriso si allarga, come il cuore di un ragazzo che a 21 anni sembra avere già l’esperienza di un veterano.
Il Mattino