Giorgio Lugaresi, presidente del Cesena, forse non immaginava di essere circondato da tanto affetto. «Una sensazione piacevole però — ricorda ancora commosso al telefono — perché ci sono lacrime e lacrime». Se si ripensa a mercoledì, giorno in cui ha iniziato a circolare la lettera che iniziava con «Quando leggerete questo scritto io sarò morto…»
Presidente, davvero pensava di farla finita? «Sì, ma preferisco non parlare di quegli attimi. Percepisco così tanto freddo che tengo ancora addosso un maglione di pile. Per fortuna c’era mio figlio Michele…».
L’Agenzia delle Entrate ha bocciato il piano di transazione per estinguere il debito da 73 milioni, di cui 33 proprio con l’Erario: il Cesena è a un passo dalla scomparsa? «Mi auguro proprio di no, perché dopo quel gesto ho capito che non era una sentenza il diniego dell’Erario e ci siamo rimessi al lavoro per presentare un piano migliorativo. Abbiamo commesso degli errori nella prima stesura, ma con il nuovo piano sono fiducioso».
Senza licenziare nessuno? «Senza licenziare alcun dipendente. Innanzitutto sono stati tolti dal bilancio il mio compenso e quello di Rino Foschi e di Maurizio Marin che hanno lasciato la società. Anche per questo siamo alla ricerca di un direttore sportivo… E usciranno dalla colonna delle spese anche i compensi per gli allenatori Camplone e Drago con i rispettivi staff. All’Agenzia delle Entrate abbiamo mostrato di aver operato sul capitale ricostruendolo con un’iniezione di 4,5 milioni di euro. Poi abbiamo garantito che il debito lo copriremo al 60% e non più al 40. Abbiamo presentato una garanzia fideiussoria da 6 milioni per i primi cinque anni, mentre nella prima proposta la garanzia partiva dal sesto anno. Abbiamo cristallizzato i costi del management riducendoli del 40% e non più del 20. E ci siamo già mossi per presentare la fideiussione da 800 mila euro da presentare entro il 30 giugno per il prossimo campionato di B. Infine abbiamo predisposto il pagamento degli stipendi ai calciatori per il 26 giugno. Su questo ultimo aspetto siamo in pari. Abbiamo calcolato che abbiamo raggiunto accordi con il 73% dei creditori, il restante 27% è coperto da garanzie fideiussorie».
Che cosa è cambiato dalla pubblicazione della lettera? «Si sono fatti vivi un paio di imprenditori locali, tutto qui. Volevo solo raccontare la verità, non accusare».
Guardandosi indietro pensa di aver commesso errori? «Quando siamo saliti in Serie A nel 2013-14 avrei dovuto avere l’umiltà di pensare a come rientrare dal debito invece che puntare al mantenimento della categoria».
Solo questo? «Anche altri, come quello di aver scelto di non pagare l’Iva. E forse se tornassi indietro nemmeno sarei rientrato nel Cesena nel 2013. Le autorità con cui ci siamo incontrati ci hanno fornito numeri sbagliati sull’entità del debito. Siamo stati traditi da tante persone, oltre ad aver commesso noi degli errori».
Perché è arrivato a scrivere quelle cose, a parlare di suicidio? «Ho avuto un crack improvviso dentro me stesso, pensavo che non mi sarebbe mai capitato. Era un periodo di grande stress. Poi io sono una persona che ama le risposte rapide, secche. Invece le cose stavano andando per le lunghe».
Da domani ogni giorno è buono per la risposta dell’Agenzia delle Entrate: è fiducioso? «Confidiamo che decidano con serenità, analizzando bene la proposta che abbiamo inviato. Non chiedo che utilizzino il cuore perché l’Agenzia delle Entrate non può permetterselo, gestisce i soldi degli italiani. Chiedo solo serenità».
Qualcuno si è presentato in sede portando le dimissioni? «Nessuno. E dire che, esclusi i giocatori, siamo una struttura da quasi cento persone. Se il Cesena si salva, spingerò per la cessione del club, la nostra missione sarebbe raggiunta perché avremmo lasciato una società robusta».
Se uno di loro la guardasse negli occhi, cosa gli direbbe? «Che adesso ci credo tanto, davvero tanto alla salvezza del Cesena, mi sento un leone in trepida attesa».
Se l’Agenzia delle Entrate respingesse anche il piano B? «Ci sarebbero altre strade, ma vorrebbe dire passare un’estate infernale. E mi sentirei un cretino a essere rientrato nel club anche se posso guardarmi allo specchio».
Alla fine si è tagliato i capelli? «Non ho fatto in tempo, il negozio ha chiuso. Ho attraversato la strada e sono andato in pescheria a comprare le vongole veraci nostrane. Mia moglie Francesca ha cucinato un ottimo spaghetto…».
Fonte: Gazzetta