Crespo: “Messi non è Maradona, lui ha vinto da…solo”

L’occhio attento dell’osservatore e il cuore palpitante del tifoso: così Hernan Crespo ha vissuto l’esordio dell’Argentina al Mondiale. E ora che resta un misero pareggio contro l’Islanda su cui discutere fatica a nascondere la delusione, anche se non vuole accanirsi o giocare il ruolo del «criticone»: «Preferisco cercare di trovare soluzioni ai problemi».

Un inizio tanto sofferto nessuno se l’aspettava.

«Forse non se l’aspettava chi non aveva mai visto l’Argentina. Io, che l’avevo vista, sapevo che c’erano ancora parecchie cose da mettere a posto. E speriamo che Sampaoli intervenga».

Messi in Nazionale ha fallito un’altra volta. Come si spiega il flop?

«Discorso complicato. Partiamo da un dato di fatto: Messi, come voto, merita 5. Se avesse buttato dentro il rigore, gli avrei dato un 6. Certo che da lui ci si aspetta di più, ma… Vabbè, qui il discorso si allarga…».

Allarghiamolo pure.

«Messi non è mica Maradona, da solo non vince un Mondiale. Questo devono capirlo prima tutti gli argentini, e poi i suoi compagni di squadra. Lui è un fenomeno se viene messo nelle condizioni giuste, come al Barcellona. Altrimenti pure lui fa fatica. Ma ditemi: chi lo ha aiutato contro l’Islanda? Di Maria non ha saltato una volta l’avversario, i centrocampisti non lo hanno supportato».

Dunque lei sostiene che l’Argentina non è ancora una squadra?

«Non gioca da squadra, non si muove da squadra. Tutti stanno lì ad aspettare il numero di Messi, ma non è possibile dare la responsabilità di ogni azione a un solo giocatore».

Se lei fosse nei panni di Jorge Sampaoli che cosa farebbe?

«Intanto cercherei di costruire la manovra con l’obiettivo di portare Messi all’uno-contro-uno. Allora sì che Leo diventa devastante. Invece le partite dell’Argentina hanno questo copione: Messi contro tutti gli avversari, e i suoi compagni che lo guardano. Ma dài…».

L’impressione è che a Messi manchino la carica e la personalità di Ronaldo.

«Cristiano gioca da solo, corre, ha fisico, tira e segna. Messi, per essere Messi, ha bisogno della squadra. Se mettete Messi nel Portogallo, farebbe numeri pazzeschi in contropiede. Il guaio è che con l’Argentina gli avversari si chiudono, non ci sono spazi e allora serve uno schema, una manovra organizzata, un’idea per superare l’ostacolo. Ripeto: Messi, da solo, non può vincere il Mondiale come ha fatto Maradona nel 1986. Leo ne può saltare uno o due, Dieguito ne ha dribblati cinque, di nemici, contro l’Inghilterra. Capite la differenza?».

E alla lunga questa differenza pesa come un macigno.

«Lui si sente responsabile, lui vuole fare e strafare e, alla fine, delude. È un circolo vizioso dal quale si deve uscire, sennò l’Argentina non decolla».

Fonte: gazzetta

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