Turki Alalshikh: “I miei primi sogni dietro a un pallone sono nati con il Napoli di Maradona”

A SPENDERE DA VOI PER UN CLUB, IO AMO LA ROMA. iL mILAN? ORA hA PERSO VALORE»

All’Atlantis di Zurigo Sua Eccellenza Turki Alalshikh sforna contratti multi-milionari, compresa la Supercoppa italiana in Arabia Saudita del 13 gennaio. Il progetto «Vision 2030» prevede investimenti per 35 miliardi di dollari nell’entertainment. Con lo scopo di dare un volto più moderno a una nazione innamorata del calcio. E Alalshikh è l’immagine di questa passione. Ai microfoni della Gazzetta dello Sport:

Com’è nata l’idea della Supercoppa italiana a Jedda? «In Arabia Saudita il calcio italiano è popolare, vedrete uno stadio pieno e tanto entusiasmo. Sarà una festa che dimostrerà come la passione per il calcio accomuni i nostri Paesi».

In Italia si sa poco di voi. «Il nostro campionato è molto seguito, ora salirà a 16 squadre. I sold-out si sprecano e all’ultima finale di Coppa c’erano 62 mila spettatori. E tra 18 mesi via agli impianti privati».

Finalmente anche le donne sono sugli spalti. «Merito dell’intuizione del Principe Mohammed, è un grande uomo. Solo la sua forza ci ha permesso questo importante passo. Con le donne allo stadio sono anche cresciuti i ricavi del 30%».

Obiettivi al Mondiale? «Sinora abbiamo colto al massimo un pari. Il sogno è di fare più punti. Ma è già importante esserci. Piuttosto, proprio contro gli azzurri mi ripetevo: peccato loro siano rimasti a casa».

È un momento critico per l’Italia calcistica. «Sì, è così. I miei primi sogni dietro a un pallone sono nati con il Napoli di Maradona. Ammetto, sono un po’ mutevole: sono stato fan di Baggio e poi della Roma di Totti. Da qualche anno, però, mi ha rapito la Juve. Buffon resta un mito». 

Meglio la Juve di Conte o Allegri? «Voto Conte: il suo calcio è elettrico, anche in Premier ha dimostrato quanto vale, anche se lì ormai il gioco è diverso».

Ora quale calciatore italiano le piace di più? «Balotelli. E non solo per il gran gol contro di noi. L’ho incontrato dopo la partita per chiedergli di venire a giocare in Arabia, ma per ora preferisce l’Europa».

Vede Mario capitano dell’Italia? «Non mi sorprenderei. I giocatori vanno giudicati per il loro rendimento, le star sono star».

Ha tentato altri nostri big? «Ci ho provato con De Rossi: nulla da fare. Gli italiani non ne fanno solo una questione di soldi, preferiscono l’aria di casa. Ma non mi rassegno, porterò top-player in Arabia».

Che cosa pensa del nostro calcio? «Tutto il bene possibile. Siete dei maestri, sino agli anni ‘90 la Serie A dominava il mondo. Poi sono stati commessi errori strategici. È stata sbagliata la politica della valorizzazione dei diritti tv, mancano impianti moderni e servizi e Calciopoli ha fatto il resto. Così, ora domina la Premier e gli altri Paesi crescono a ruota, ma potete tornare in alto».

Servono investitori… «L’Arabia Saudita è pronta a scendere in campo, ma vanno rimossi gli ostacoli più significativi. Dovete recuperare credibilità: a cominciare dai debiti non chiari in alcune società».

Inter e Milan stanno provando a rialzarsi. «Dopo i fasti di Moratti e soprattutto di Berlusconi il calcio milanese fa fatica. Forse anche perché in Cina lo sport principale è il ping-pong, lì non apprezzano del tutto il calcio».

Che futuro prevede per il Milan? «Il brand resta unico, ma il club si è svalutato con il passaggio alla proprietà cinese».

Intravede altre opportunità in Italia per l’acquisto di un club? «La Roma è sempre stata nel mio cuore. Mi interessa acquistare un club in Europa. Chissà un giorno…».

Qual è la sua ricetta per il calcio del futuro? «È importante sviluppare una cultura di pratica sportiva e investire sui giovani. I soldi vanno usati per loro e per migliorare impianti e servizi. Stop alle grandi spese per i cartellini e per gli stipendi. Neymar non può valere più di 40 milioni, chiariamoci. Nessun giocatore può essere pagato di più».

Non è la politica del Psg… «Non mi parli del Qatar. È un piccolo Paese, con tanti soldi, usati per mandare un messaggio sbagliato ai giovani con la strumentalizzazione dei media. Anche il calcio ne ha sofferto con certe spese pazze».

Lei cosa intende fare? «In Arabia Saudita dal prossimo anno adotteremo un modello di Fair Play finanziario. Ci piace la linea riformatrice del presidente della Fifa Infantino. Lo dico anche a nome degli altri Paesi musulmani: sosterremo la politica di cambiamento. La sua visione del futuro mi piace, non a caso è italiano anche lui. Non ho dubbi, il vostro è il Paese del calcio, avete la storia per pensare in grande».

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