CdS – F. Cannavaro: “Ancelotti? Completerà la grande bellezza di Sarri”
L’Italia le manca vista da Fabio Cannanaro, allenatore dello Guandzou, dove il suo vice è il fratello Paolo, è stato intervistato dal Corriere dello Sport sul Napoli del neo tecnico Ancelotti e sulla gestione precedente di Maurizio Sarri.
«E perciò me ne vengo un po’ a Catania, a Torre del Grifo: il nostro campionato è fermo, ci alleniamo un po’ in un bel centro. Poi un salto in Austria. Ma comunque, per dirla tutto, io sono appena stato a Napoli».
E mica solo per nostalgia…. «So dove vuole arrivare, non la deluderò. Ma io sono stato in Italia perché ne avevo la possibilità, perché ne sentivo il bisogno».
E perché facendo l’allenatore deve intervenire. «Non va così. Ma ci sto, parliamone».
Parliamo di Hamsik, per cominciare. «Gran giocatore e grandissima persona. Ragazzo straordinario, nel pieno della maturità. Però, a parte quelle che sono le mie esigenze attuali e che concentrano l’attenzione su un attaccante, c’è un aspetto romantico-sentimentale che si pone: ne ho parlato con Paolo, mio fratello, in epoca non sospetta, non prenderemmo mai un calciatore al Napoli per non rappresentare elemento di disturbo. Stiamo parlando della nostra squadra, quella della nostra città: e non mi permetterei di fare azioni che possano alterare umori ed equilibri».
Ma Hamsik verso il Guangzhou è stato avvicinato. «E’ stato proposto ed è normale che accada ciò, stiamo parlando di un calciatore di assoluto livello intorno al quale esiste ammirazione. Ho avuto modo di chiacchierare con Venglos, il procuratore, però vale quello che le ho appena detto: lui è il capitano del Napoli, non sarò quello che lo porta via».
Sa che se lo ritroverà dalle sue parti: l’altro Guangzhou ma, soprattutto, lo Shandong Luneng, aspettano. In cosa s’imbatte chi arriva in Cina adesso? «Calcisticamente, in un campionato in assoluta fase evolutiva. Quotidianamente, in un Paese meraviglioso, che sta crescendo, che ha città con un’elevata qualità della vita. C’è un solo, unico problema: la distanza dall’Italia».
E adesso, per chi fa calcio, c’è la Luxury tax. «Ma tra un anno, attenzione, arriverà anche l’introduzione del salary cap, che a Dubai, ad esempio, già esisteva. Bisogna adeguarsi ai cambiamenti e la Cina fa in fretta, va incontro al mercato ma con giudizio: c’è un tetto di spesa, sei milioni di euro, che si può sfiorare ma solo riconoscendo poi alla Federazione la stessa somma eccedente, per consentire investimenti strutturali».
Nainggolan sarebbe un investimento strutturale, con quel fisico che ha: un pilastro del suo centrocampo. «Ma io cerco un attaccante, un nove, anche se Radja è tanta roba. Non mi faccia dire cose che poi mi espongono, perché lo so che se rivelo che Nainggolan mi piace puoi viene fuori che lo voglio. Chiunque lo vorrebbe, ma non si può».
Non ora, non subito. «Questo lo ha detto lei».
Dica qualcosa da Cannavaro. «Che Ancelotti vi commuoverà, come il giorno in cui comunicò a noi giocatori del Parma che sarebbe andato via, al Milan: piangemmo tutti. Perché Carletto non è solo un allenatore enorme, e non sono io a scoprirlo, ma anche un uomo eccezionale».
Un aneddoto si può svelare oggi che il caso è prescritto. «Mi ha fatto crescere, mi ha introdotto dalla marcatura a uomo alla difesa a zona e poi mi ha sistemato al fianco di Thuram. Ma prima, all’inizio, non mi vedeva o diciamo che non mi faceva giocare, mi spostava a destra o anche a sinistra. Ma è stato un periodo brevissimo e iniziale. Io spero di diventare come lui».
Non è cascato male nella sua carriera, onestamente. «Vorrei mettere assieme un po’ di Carletto, un po’ di Lippi e un po’ di Capello, prendere il meglio d’ognuno di loro, fonderlo e fare il Cannavaro della panchina».
Tempi duri per gli allenatori: Zidane vince la terza Champions e decide di mollare. «Fuoriclasse assoluto, persino in questa scelta. Mi dica: chi se lo sarebbe aspettato? E’ uscito dalla porta grande, come si dice a Madrid, ma ha lasciato il Real nei casini, per usare un eufemismo. Sostituirlo non è semplice, soprattutto adesso che la maggior parte degli allenatori hanno già un contratto. E raccoglierne l’eredità sarà un problema: se vinci la Champions, avrai fatto come lui; se la perdi, rischi di passare per asino. Comunque Zizou è stato strepitoso nella gestione, condotta con semplicità e senza sbagliare nulla».
Tempi tristi per gli allenatori: Sarri stupisce e sta a spasso. «Ha fatto qualcosa di sensazionale, perché quel calcio che ha mostrato con il Napoli ha rappresentato il manifesto della bellezza al mondo intero. Io ho seguito Sarri per una mezza giornata, a Castel Volturno, e devo dire che mi ha sconvolto per organizzazione ed atteggiamento nei confronti dei calciatori: mi creda, m’è rimasto tutto dentro. Come quel gioco che si è visto poche volte nella storia del calcio».
E non è bastato per battere la Juventus. «Il Napoli ha perso un’occasione importante, quasi unica, e ciò è successo al di là degli episodi che pure hanno condizionato. Capisco la delusione dei tifosi, ma il crollo è stato psicologico e nelle difficoltà la squadra si è sciolta. Sarebbe, ad esempio, bastato ripetere l’andatura del girone d’andata, e invece quei cinque punti in meno hanno contribuito a fare la differenza. Però rimane tutto di quest’anno, egualmente straordinario».
La Juventus è ancora lontana. «L’altro giorno leggevo e mi rinfrescavo la memoria: centri sportivi, stadio di proprietà, management impressionante, cultura vincente e non scendo nel dettaglio sulla qualità dell’organico e dell’allenatore. Adesso ci hanno anche aggiunto la squadra femminile. Sono grandi».
Ancelotti avvicina il Napoli a questi “mostri”? «Uno che ha tutti quei trofei, sa come si fa per vincere. Il salto di qualità, e senza offesa per Sarri di cui Carletto sfrutterà il lavoro, si percepirà».
Non ci infilzeremo il coltello nelle piaghe, ricordando a lei e a noi stessi che sta per cominciare il Mondiale senza l’Italia. «Andiamo avanti, il dolore è di tutti ed è meglio provare ad anestetizzarlo».
La sua classifica, chi sistema al primo posto? «A me la Francia dà la sensazione di essere veramente molto forte in ogni settore: ha personalità, fisicità, talento. Poi metto la Spagna, che continua ad avere una sua consistenza, come ad esempio la Germania. A seguire il Brasile: dà l’impressione di essere sulla strada giusta, per riproporre ciò che di loro conoscevamo. E non dimentico l’Argentina».
Se Messi dovesse portarla al successo, sa in quanti azzarderebbero. «Guardi, siamo chiari: se l’Argentina dovesse vincere, Messi a quel punto potrebbe cominciare ad avvicinarsi a Maradona. Ma solo avvicinarsi, senza esagerare».
La sorpresa. «Se di sorpresa si può parlare, il Belgio. Mi incuriosisce e mi stuzzica».
Il modello-Cannavaro in panchina qual è? «Sono esigente ma punto molto sull’aspetto umano, ci si allena palla a terra, e tanta tecnica e tattica, ma si privilegia il rapporto con i calciatori. Sono contento di essere l’allenatore della più importante squadra asiatica, reduce dal successo negli ultimi sette campionati, e di essere al centro di questo progetto affascinante. Stiamo gestendo un periodo di transizione, ci è andata male nelle ultime partite e ci siamo ammazzati da soli nelle tra Champions e campionato. Ci è mancata la cattiveria, ma questo è il calcio. Siamo pronti a ripartire».
La Redazione