Pare sia il centrocampo, al momento, il reparto per quale il nuovo Napoli di Ancelotti, stia valutando maggiormente “alternative”. Via Jorginho e geometrie annesse, in arrivo la fisicità. La pensa così Dario Marcolin, ex regista e capitano del Napoli, oggi allenatore e commentatore tv, che dice: «Uno che sappia interpretare alla perfezione le diverse alternative tattiche del nuovo allenatore».
Come cambierà il Napoli con Ancelotti? «Diciamo innanzitutto che con il nuovo tecnico assisteremo a più varianti tattiche. Bisogna togliersi il cappello di fronte a Sarri per la qualità del gioco che ha fatto esprimere al Napoli. Ma poteva fare di più: ha delle idee chiare, precise, che non smuove di fronte a niente e nessuno. Altri invece riescono a cambiare, anche in corso: mi viene in mente Allegri quando ha capovolto partita e risultato in Champions contro il Tottenham. È chiaro che Jorginho è perfetto in un centrocampo a tre, diversamente va in difficoltà, così come gli capitava nel centrocampo a due all’epoca di Benitez».
Meno geometria, più fisicità? «Con il centrocampo a tre puoi permetterti uno come Jorginho perché ha i lati coperti e può impostare alla sua maniera. I due davanti alla difesa, invece, devono proteggerla e trasformare la fase passiva in fase attiva: per questo ruolo occorrono essenzialmente doti fisiche. Uno già c’è e si chiama Allan, l’ideale sarebbe affiancargli un altro elemento che abbia caratteristiche simili e con piedi più raffinati. Ricordatevi che Ancelotti preferisce disporre in tutti i reparti di calciatori fisici e non di piccoletti».
Xabi Alonso, Vidal, Verratti, occorre gente con queste particolarità di gioco? «Come tipologia di giocatore sarebbe perfetta. Dai nomi che stanno venendo fuori nelle ultime ore si parla di Torreira e Fabian Ruiz: sarebbero più che adatti per il gioco di Ancelotti perché riescono a conciliare la doppia fase del centrocampista, che deve saper spezzare il gioco altrui e far ripartire il proprio».
Ma sono i nomi giusti per una piazza che vuole vincere? «L’allenatore dovrà contribuire alla loro crescita, come ha fatto Sarri nel suo triennio. Servono due o tre elementi che abbiano vinto qualcosa per aiutare la squadra nei momenti più difficile. Non basta la fisicità occorrono pure mentalità vincente ed esperienza».
Fonte: Il Mattino