In una intervista rilasciata al Messaggero, l’ex arbitro Tagliavento, ha parlato della sua carriera, errori compresi:
«A Coverciano ho versato un po’ di lacrime quando Rizzoli e gli altri arbitri di Serie A hanno salutato me e Damato. Inusuale il mio abbraccio con De Rossi ripreso dalle telecamere? L’abbraccio con il capitano della Roma non è stato il solo: con tanti calciatori si è instaurato un rapporto di stima e affetto reciproci. Sono sereno, ho coronato il mio sogno, anche se mi sarebbe piaciuto dirigere un finale Mondiale o di una competizione europea».
Quindi il discorso si sposta su Calciopoli: «Un periodo tremendo, giorni terribili che per fortuna sono durati poco. Io ero estraneo, come è stato appurato dalla giustizia. Fare l’arbitro è stato una scuola di vita: a 15-17 anni impari a prendere da solo le decisioni e a crescere prima. Qual è il derby più difficile da arbitrare? Ogni sfida cittadina ha le sue difficoltà. Ma per caratteristiche direi che quello di Roma e di Genova non sono niente male».
E l’errore più grave: «Se le manette di Mourinho in Inter-Sampdoria mi diedero fastidio? Solo per un attimo, perché poi tutti i commenti mediatici e quelli del mio organo tecnico conclusero che avevo diretto molto bene. Il gol di Muntari è il mio errore più evidente, oggi si sarebbe evitato in un decimo di secondo con il Var».