Ancelotti ha declinato la proposta della Federcalcio per la guida della Nazionale e ha scelto Napoli anche per altre due ragioni, non soltanto perché colpito dalla qualità dell’organico e del gioco che hanno fatto degli azzurri una temibile antagonista della Juventus. Ha apprezzato la crescita del club, presenza stabile nel contesto internazionale, ed è stato spinto ad accettare l’offerta dopo poco più di un mese di sotterranee trattative perché conquistato da Napoli (sarà il primo degli allenatori del club di De Laurentiis che vivrà in città) e dalla passione dei tifosi, ricordati nel video in cui mercoledì scorso ha annunciato il suo arrivo.
«Sono veramente felice e onorato di allenare la squadra di una città unica, sostenuta da un tifo impareggiabile», ha detto, avendo nella mente i ricordi delle sfide vissute da campione della Roma e del Milan. Una in particolare, quella del Primo maggio del 1988, quando alla vigilia dello scontro diretto per lo scudetto con i rossoneri Maradona aveva alzato la voce, da vero capopolo: «Non voglio vedere neanche una bandiera del Milan, neanche una». Avrebbe visto tre gol della squadra di Sacchi, in cui il leader italiano era Ancelotti, applaudito con i suoi compagni dai novantamila tifosi napoletani, addolorati per la sconfitta che voleva dire addio allo scudetto ma orgogliosamente sportivi.
Carletto è qui per ascoltare ancora applausi da quella che adesso è la sua gente.
Fonte: Il Mattino