Pavoletti, riavvolga il nastro della stagione.
«Sono molto soddisfatto, non solo per me perché se avessi realizzato undici gol e poi la squadra fosse retrocessa, il campionato avrebbe avuto un sapore molto diverso».
Se potesse cambiare qualcosa all’annata?
«Sicuramente la mentalità di alcune partite perché ci sono state delle gare in cui la paura ci ha fatto fare delle prestazioni disastrose. In allenamento ci riusciva tutto ma poi la pressione ci ha fatto fallire l’appuntamento della domenica. Per fortuna, però, nei momenti cruciali siamo riusciti a venir fuori nel modo giusto».
Quanto le è pesato quasi un anno di inattività?
«Il primo periodo non è stato facile, perché cambi squadra, ambiente e compagni. Ci vuole del tempo per adattarsi e ho pagato i tanti mesi durante i quali non ho giocato».
Ha recuperato alla perfezione il ritardo…
«Mi ha fatto piacere essere riuscito a dare una mano ma credo di poter dare ancora di più. Ci sono state delle buone partite, credo di aver vissuto un buon processo di maturazione sotto il profilo professionale e di aver fatto anche meglio di Genova».
Si è liberato del fardello di giocatore più pagato della storia del Cagliari?
«Anche questo fatto, unito al dover tentare di non far rimpiangere Borriello, sono stati elementi che mi hanno dato una certa pressione. Ma allo stesso tempo per me è diventata una sfida che credo di aver superato bene. Anche perché mi sono sentito parte integrante di un bel progetto».
Nessun dubbio, quindi, sul suo futuro rossoblù?
«Ho sempre cercato una squadra dove poter stare a lungo e della quale poter diventare un simbolo. Ad agosto il Cagliari mi ha proposto questo e io ho scelto di esserci. Poi, si sa, nel calcio si vive alla giornata e per questo non faccio promesse perché non dipende solo da me».
Tornando al campionato: Lopez rischia di non essere confermato. Cosa ne pensa?
«La situazione è particolare e dopo un anno del genere non so quali siano le intenzioni della società. Il mister e il suo staff sono riusciti a creare un rapporto bellissimo, umano. Credo sia un allenatore molto preparato e mi farebbe piacere continuare a lavorare con lui, ma nel calcio non si sa mai».
Come valuta la stagione difficile dei suoi colleghi di reparto?
«I numeri dicono questo, ma io sono arrivato qui e conoscevo già Farias dai tempi del Sassuolo, mentre Pattolino Sau è un giocatore che mi ha sempre fatto impazzire. Quest’ultimo ha avuto un percorso simile al mio e mi sono rivisto spesso in lui tanto che speravo un giorno di potergli giocare accanto. Ma anche Joao Pedro è un ottimo giocatore che era partito benissimo. Purtroppo sono successo tante cose imprevedibili e non abbiamo segnato tanto, ma credo sia stato più una questione di squadra che di singoli».
Che consiglio gli darebbe?
«Gli direi che le critiche, anche se fanno male, io le uso come benzina per fare meglio e riuscire a smentire tutti. Oggi puoi essere alle stelle e domani non conti più nulla, ma il calcio è bello anche perché ti da sempre un’occasione per rifarti. E quando le cose girano bene, nessuno ricorda più i periodi bui, anche perché avere ragazi che si impegnano così è solo un motivo per essere fiero di essere loro compagno».
Quanta paura avete avuto di retrocedere?
«Tanta. Abbiamo toccato il fondo a Verona e a Genova in casa della Sampdoria, con due prestazioni mosce. Sembravamo incapaci di reagire e invece dopo i blucerchiati ci siamo detti: “che facciamo?” e da lì è scattata quella scintilla che sarebbe dovuta scattare molto prima».
Serviranno rinforzi per non rischiare l’anno prossimo?«Conoscendo il progetto ambizioso della società, credo che qualcosa si dovrà fare, innanzitutto per trovare dei rimedi che ti permettano di migliorare dove le cose non hanno funzionato e poi anche per dare un segnale alla piazza».
E in questo contesto di un Cagliari più competitivo magari ci sarà spazio per un Pavoletti ancora in azzurro...
«L’Azzurro ha sempre il suo fascino anche se al termine di questo campionato sono quasi contento di poter essere già in vacanza perché ero al limite. Io spero di continuare a fare bene con il Cagliari e magari di essere chiamato. Per me sarebbe un orgoglio»
Fonte: CdS