È un complicato intrigo di norme, decisioni e lavori quello che si sta intrecciando intorno alle Universiadi ed al San Paolo. Quello che è sicuro è che nel gorgo burocratico-amministrativo vengono escluse dai lavori una serie di aziende già sul piede di guerra.
Cinque milioni per rifare pista di atletica e impianto di illuminazione. Il Comune vara la gara d’appalto. La stazione appaltante decide poi le 15 proposte che sembrano più interessanti invitando le aziende a formalizzare la loro offerta e tra questi si sorteggia chi vince l’appalto con il sistema dei «bigliettini».
Il sistema è già ampiamente discrezionale, tuttavia rientra nei poteri in deroga assegnati al commissario per le Universiadi che, a sua volta, li ha concessi al Comune di Napoli in qualità di stazione appaltante. Il problema che ha scatenato la rabbia dei costruttori è che le 15 ditte che saranno invitate a formalizzare la loro offerta devono far parte della cosiddetta «white list» della Prefettura.
Questa «lista bianca» indica le aziende che sono in regola con le varie normative antimafia e le ditte edili non hanno mai avuto l’obbligo di iscriversi. Ed anche se ci si iscrive, la Prefettura, oberata di incombenze, non riesce a dare risposte in tempo. L’Acen, l’associazione costruttori napoletani, ha provato a chiedere al commissario prefettizio per le Universiadi Luisa Latella di «mitigare» la questione della «white list», ma la risposta non è stata positiva.
Il Mattino