Stramaccioni ai microfini del Cds paragone tra Sarri e Allegri. La sua scelta è chiara.
“Sono convinto che il livello di competitività che quest’anno la Serie A ha offerto sia in testa sia in coda alla classifica non abbia nulla da invidiare alla più pubblicizzata Premier League. Merito dei “nostri” allenatori che mettono in pratica ogni domenica le loro idee. Allegri e Sarri sotto questo aspetto sono dei maestri e, anche se le loro squadre hanno messo in campo due filosofie e due interpretazioni di calcio molto differenti, sono state entrambe incredibilmente efficaci. Alla fine hanno vinto di nuovo i bianconeri, ma il campionato degli azzurri mi ha fatto esaurire gli aggettivi e i complimenti. La Juve, nonostante un’estate con tanti cambiamenti e una partenza fatta di alti e bassi, ha trovato un’incredibile forza, una quadratura perfetta e un’impressionante continuità senza mai definire un 11 titolare e un sistema di gioco fisso e codificato. Questa “non fortissima codificazione tattica” corrisponde a una inequivocabile chiarezza di concetti di gioco e idee da proporre a prescindere dalla difesa a quattro o a tre. Certe caratteristiche, abbinate all’abilità dell’allenatore e alla forte ricettività dei suoi calciatori, hanno permesso alla Juventus di avere tante armi alle volte difficilmente leggibili e preventivabili e per ciò micidiali nel corso della gara. Mandzukic alto a sinistra o Douglas Costa nella stessa posizione equivalgono alla differenza fra amare “il mare” o “la montagna”. Eppure, invece di un “equivoco”, si sono create due armi micidiali a disposizione della squadra, spesso anche nel corso della stessa gara. L’unico lato negativo è rappresentato dalla possibile difficoltà per i calciatori di adattarsi ai cambi di interpretazione che possono alle volte generare una potenziale confusione. Ma ove la ricettività sia alta, gli effetti sono devastanti e difficilissimi da controbattere per l’avversario”.
BELLEZZA ESTETICA. “Altro “effetto collaterale” che nel calcio come nella vita non sempre va a braccetto con praticità ed efficacia è la bellezza estetica. Si, perché spesso la Juve non è stata fluida e/o spettacolare come “altre” Juventus del passato (anche dello stesso Allegri) , ma vi sfido qui a dirmi con la rosa a disposizione della Juve di quest’anno un sistema di gioco e 11 calciatori con relative riserve già predefinite. Impossibile. Qualsiasi sia la vostra scelta avreste depauperato o rischiato di perdere il contributo di elementi che si sono, chi prima o chi poi, rilevati decisivi per la conquista del titolo. Insomma io credo che, a parte gli ultimi 30 secondi di Madrid, Allegri abbia ottenuto il massimo dei risultati e fatto un lavoro straordinario in considerazione della rosa a sua disposizione”.
IL LAVORO DI SARRI. “A differenza di Allegri, Sarri e il suo Napoli hanno trovato una consacrazione inconfutabile, quella del 4-3-3 e degli “11 titolari sempre gli stessi” che danno spettacolo su ogni campo imponendo sempre e comunque il proprio gioco grazie a una linea difensiva “alta” come nessuna in l’Europa. Principi e concetti agli antipodi rispetto alla Juventus sopra analizzata per gioco, movimenti, tempi codificati e assimilati da ogni singolo che interpreta e crede ciecamente in quello che fa come “il membro di una setta” e che ha raggiunto grande consapevolezza nei propri mezzi. Il Napoli affascina e vince, e anche se tutti gli avversari “sanno come gioca”, la domenica “non li prendi mai” perché ogni calciatore è al servizio della causa esattamente per le sue caratteristiche. Il valore di ogni singolo è elevato dalla coralità del gioco e dall’orchestra. Ecco spiegato perché i tre attaccanti (Mertens, Insigne e Callejon ) a detta dei loro ct non sono indispensabili nelle rispettive nazionali, perché Jorginho non è il playmaker dell’Italia e Allan non è un punto fermo del Brasile. Sono tutti grandi giocatori, ma il Napoli li fa sentire e li rende “più grandi” perché esaltati da una coralità, da una ripetizione quasi maniacali di intese, schemi e movimenti. Questo è il capolavoro di Sarri”.
CONCLUSIONI. “Insomma due galassie diverse si sono affrontate, due modi di vedere calcio, due latitudini opposte di cultura calcistica, ma sfido chiunque a condannare una delle due. Per me è impossibile farlo. Sarri è un alieno e un allenatore fenomenale. Il mio ex preparatore dei portieri lavora da due anni nel suo staff e, oltre a ciò che vedo alla televisione, ricevo incredibili feedbacks dall’interno. Sarri è un genio del calcio e sa bene che per consacrarsi deve vincere qualcosa, e finche ciò non avverrà io vi dico che la mia leggera preferenza va allo stile e a quello che ha fatto Allegri. Se non è stato possibile competere sul profilo della qualità del gioco, Allegri ha valorizzato ogni singolo rendendolo determinante per il risultato finale, ha portato la squadra più lontano nelle due Coppe e ha vinto cambiando spesso pelle. La lettura e il cambio in corsa di una gara di Serie A… non si apprende: è un dono. O ce l’hai o non ce l’hai. Lui lo ha e lo ha già fatto vedere, vincendo al Milan e alla Juventus in modi diversi, perciò per me a oggi ha ragione lui. E Sarri è un’eccezione che conferma… “la regola Allegri”.
Fonte: CdS