B. Iachini: “Gioco e organizzazione, ecco le ricette vincenti di Sarri”
Ho seguito il dibattito e la mia posizione è esattamente a metà strada fra l’idea di Allegri e l’idea di Sarri. Io credo fermamente nell’organizzazione di gioco, voglio che la mia squadra sappia quello che deve fare quando va in campo, che abbia certezze e che, a prescindere dai moduli, sappia interpretare la partita, anzi, le diverse partite che si giocano all’interno dei 90 minuti. Poi è chiaro, qualsiasi allenatore preparara una gara con lo scopo di vincerla facendo giocare bene la sua squadra. Un allenatore deve far riconoscere ai suoi giocatori i movimenti della fase difensiva, ma anche quelli della fase offensiva. Un tecnico non imposterà mai una squadra dividendola in due blocchi, difesa e attacco, ma cercherà sempre di dare un’idea esatta e completa del gioco ai suoi allievi. Io lavoro sotto tutt’e due gli aspetti.
MA IL RISULTATO…
Ci sono però delle situazioni, dei momenti della partita o della stagione, magari quando hai giocatori infortunati o non in forma, quando la classifica lo esige e il tempo stringe, ecco in queste situazioni sei obbligato a portare a casa il risultato. E’ la società che te lo chiede. Faccio un esempio ancora più diretto che mi riguarda: quando subentri in corsa non hai tempo per impostare un lavoro in profondità. E allora tutto cambia, prende un’altra forma, cerchi subito il risultato non solo per migliorare la classifica ma per dare sicurezza al gruppo e a tutto l’ambiente. Non hai tempo per soffermarti sui particolari. Per far giocare bene una squadra, come sta facendo in questo periodo il Napoli, un allenatore ha bisogno di mesi, forse anche di anni. Quando invece ti trovi in fondo alla classifica devi fare punti, non hai alternativa, non puoi pensare anche al bel gioco. Devi dare alla squadra prima di tutto un’organizzazione e poi una mentalità.
PALERMO E SAMP
Se invece hai tempo, allora il discorso cambia. Anche a me piace che la mia squadra giochi bene. Io ho vissuto diverse esperienze, quando ho avuto la possibilità di lavorare dall’inizio della stagione mi sono preoccupato dell’organizzazione e poi anche del bel gioco. E’ successo a Palermo, per esempio: per un campionato intero abbiamo fatto un buon calcio cercando il risultato attraverso i movimenti di tutta la squadra. E’ successo anche nel girone di ritorno con la Sampdoria. Ma perché questo possa avvenire, devi avere i campioni, i giocatori di qualità, sono loro a risolverti i problemi. Con certi giocatori non importa che tu prepari tanti movimenti nella fase offensiva perché nell’uno contro uno sono loro a creare lo spettacolo. In ogni caso, al primo posto del mio modo di pensare il calcio c’è la certezza: bisogna trasmettere certezze ai giocatori.
SACCHI, LIPPI E CAPELLO
Mi sento anche dalla parte di Sarri perché abbinando i grandi giocatori all’organizzazione si può arrivare ai risultati e lui lo ha dimostrato. Al tempo stesso, essere pratici e concreti nel calcio non è un male se ti porta a raggiungere i traguardi prefissi come nel caso della Juventus di Allegri. Per me una squadra gioca bene se è equilibrata sia quando ha la palla, sia quando la palla è degli avversari, deve essere ricca di idee e di conoscenze e capace di liberare la fantasia negli ultimi 25 metri. Questo non vuol dire che non si debba lavorare anche sulla fase offensiva. In passato ci sono state grandi formazioni che hanno riunito tutte queste caratteristiche. Se devo portare un esempio dico il Milan di Sacchi: ha fatto vedere grandi cose. Ma al tempo stesso ci sono state altre squadre fantastiche che non hanno ricevuto gli onori che meritavano, come la Juventus di Lippi o la Roma di Capello. Giocavano un calcio diverso rispetto al Milan ma sapevano come ottenere i risultati e soprattutto avevano una grande chiarezza di idee. Come dico io, erano squadre ricche dentro.
Fonte: CdS