Sarri a volte, nelle dichiarazioni, sembra un ex, un uomo votato a lasciarsi alle spalle una cattedrale di struggente bellezza edificata in tre anni ed ora destinata a crollare dietro al peso di una serie di dubbi: ma sono proprio quelle perplessità lì, l’assoluta mancanza di certezze, a lasciare margini in un senso e nell’altro. C’è un 50% di quell’allenatore che vorrebbe andare, ma c’è pure l’altra anima dello stesso tecnico che sarebbe intenzionata a restare. E però, per cominciare, Sarri sussurrerà a De Laurentiis la propria gratitudine per ciò che ha avuto e poi potrebbe dilungarsi sull’amarezza scatenata in lui dalle frecciate sparse qua e là, l’origine di un malessere che ha alimentato la tentazione di strappo. Ma esiste un contratto e dunque anche una ragionevole necessità di indugiare intorno a quell’accordo, alla clausola, alla volontà di rinnovarlo oppure no, con tutte le conseguenze che l’una e l’altra decisione potrebbero comportare. Ci fosse un magnate, con gli otto milioni pronto a liberarlo, però anche con un progetto non solo lusinghiero ma intrigante, saremmo ben oltre questa terra di nessuno: però l’ammirazione (del Monaco, del Chelsea, dello Zenit, dello Shakhtar) rimane congelata da altri eventi. E comunque c’è poi il richiamo della città ma anche la consapevolezza, ribadita nello splendore della nottata calcistica di Marassi, d’aver plasmato una squadra a propria immagine e somiglianza, capace di rapire gli sguardi, di incantare sino alla stordimento. Eccolo là il Progetto…
Fonte: CdS