Lutto nel mondo del calcio: addio, Giulivi uomo di ferro

Quando qualcuno provava a contraddirlo, aveva la battuta pronta: «Ho solo da masticare il ferro, io». Come a far intendere che per Elio Giulivi l’esperienza era tutto, per non temere nulla. Il commendatore se n’è andato a 85 anni venerdì sera all’ospedale di Terni, dove si trovava ricoverato da fine marzo per le gravi ferite riportate in un incidente stradale vicino casa. E’ stato alla guida della Lega Nazionale Dilettanti dal 1987 al ’98 (dimissionario, gli subentrò Carlo Tavecchio). Il presidente Cosimo Sibilia e il consiglio direttivo della Lnd hanno espresso il cordoglio, ricordando «il dirigente sportivo e la persona profondamente dedita e legata anche alla propria comunità umbra», così come ha fatto il sindaco di Narni, Francesco De Rebotti. La Figc ha autorizzato un minuto di raccoglimento prima dell’inizio delle partite del week end. Giulivi si è goduto il buen retiro di Capitone, frazione di Narni nel ternano, dove ospitava spesso gli amici per parlare di calcio come se non l’avesse mai lasciato. E’ stato quel che si dice un self-made man: all’Elettrocarbonium, specializzata nella fabbricazione di elettrodi di grafite, è entrato operaio diventandone massimo dirigente, con il pallino dello sport visto che sul finire degli anni ’70 s’inventò l’omonimo gruppo sportivo arrivato nel calcio fino alla Serie D sotto la sua presidenza. La squadra aveva i colori arancioneri: in Umbria non hanno mai scordato i derbyssimi con la Narnese, di cui peraltro era stato dirigente.

IMPRONTA E RIFORME. L’impronta di Giulivi, assolto dopo il caso scoppiato sul referto di uno spareggio per la Serie D (Rieti-Pomezia), si lega a una serie di novità come l’aumento delle squadre iscritte nell’Interregionale (l’attuale Serie D), i limiti di età introdotti per valorizzare i giovani nei dilettanti (ancora oggi in vigore), l’istituzione del vincolo biennale per i ragazzi da 12 a 14 anni, promuovendo anche una serie di modifiche regolamentari, l’informatizzazione dei comitati e il censimento degli impianti sportivi. Era nato in una modesta famiglia di Montoro, che l’aveva voluto ragioniere. Ma c’erano la stoffa e la voglia di non accontentarsi, così la scalata l’ha visto prendere la laurea per poi diventare ben presto leader d’azienda e arguto dirigente nel calcio. Chi l’ha conosciuto ne ricorda i tratti di persona schietta. Appariva burbero, senza peli sulla lingua, e con un cuore generoso mostrato verso quanti hanno collaborato con lui.

Fonte: CdS

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