Il Napoli dei napoletani: anno di grazia 1987, è quello del primo scudetto, è quello (anche) di Bruscolotti e Di Fusco, Carannante e Ferrara, Filardi e Volpecina, Caffarelli e Celestini, De Napoli e Muro e Puzone.
E ora, Bruscolotti, c’è il Napoli del napoletano Insigne.
«E’ cambiato il calcio, c’è maggiore spazio per gli stranieri, e non sempre è giusto, c’è una programmazione che è diversa da quella dell’epoca. Però penso che non sia modificata la sostanza».
E’ una questione di sentimenti.
«E di emozioni: che non sono eguali per chiunque, per chi gioca nella propria terra, nella propria città, diventano prepotenti, incontrollabili. Io non potrò mai dimenticare cosa provai in quei giorni e cosa avverto adesso: ho avuto la fortuna di vincere il primo, ma ci sono giovani di adesso che non hanno vissuto quelle sensazioni e dunque anche per loro sarebbe una novità assoluta».
Come si vivono queste quattro giornate da inseguitori?
«Come le altre trentaquattro che le hanno precedute, perché la favorita era la Juventus e rimane ancora lei, in virtù del vantaggio. Ma il successo di domenica Torino potrebbe aver alterato la condizione psicologica e mettere gli azzurri in condizione di vantaggio. Il campionato potrebbe prendere una piega sabato, a San Siro, dove vedremo cosa ha lasciato il Napoli nei bianconeri. Potrebbe averli distrutti».
Ce ne sono analogie con quella stagione…
«Il trionfo in casa della Juventus fu un segnale per noi, ed eravamo ancora a novembre: fu lì che cominciammo a costruire il nostro capolavoro. E a me viene da pensare che la storia possa ripetersi adesso, perché certe sconfitte lasciano il segno. E anche alcune vittorie: io lo so cosa si prova in queste situazioni, l’adrenalina che scorre dentro ognuno di loro».
Insigne come Bruscolotti?
«E’ un augurio che gli faccio di cuore, a lui, a tutti. Sarebbe una gioia immensa per questa città che sta aspettando da troppo tempo e che la merita: il Napoli gioca un calcio meraviglioso e lo scudetto rappresenterebbe non soltanto un premio ma anche un atto di giustizia. E a Lorenzo spero che un giorno, presto, dìano la fascia da capitano. Come l’ho portata io».
Fonte: CdS