Sarri compie il suo capolavoro e disegna un Napoli perfetto che sgambetta la Juve e si rilancia pienamente nella corsa scudetto. Una vittoria frutto del gioco, dell’organizzazione, del cuore, della ferocia agonistica: il tecnico azzurro ha indovinato tutte le mosse, a nulla sono serviti i cambi in corsa di Allegri e ha stravinto il confronto. Questa è la vittoria di una squadra che si è mossa come un’orchestra perfetta.
Allora, Sarri, quale valore dà a questa vittoria?
«Venire qui e fare la partita e mettere la Juve nella condizione di fare le ripartenze è difficilissimo: invece non abbiamo concesso niente, e solo qualcosa sulle palle ferme per la loro maggiore fisicità: penso che la vittoria sia arrivata come la logica conseguenza di questa nostra prestazione».
Koulibaly ha detto di crederci: e lei?
«Per ora mi sono divertito, abbiamo fatto felice una tifoseria straordinaria come la nostra e questo mi dà grande soddisfazione. Per tutto il resto la Juventus è davanti e non cambia quasi niente: dobbiamo pensare solo alla partita di Firenze senza fare nessun tipo di volo: la Juve è davanti e le possibilità sono pochissime».
Fino al Palazzo per prendere il potere: ci siete rusciti?
«Questo presuppone che la Juve rappresenti il potere. Vincere qui è stupendo, una soddisfazione enorme per nostri tifosi: dobbiamo essere anche lucidi nel dire che si tratta di una vittoria singola e a livello di tutto il resto cambia poco».
La Juve ha vinto gli ultimi sei campionati: quindi avete battuto il potere?
«La Juve dal punto di vista dei risultati resta il potere, viene da sei campionati vinti e punta al settimo, rappresenta il potere tecnico ma anche tanti altri: è la squadra simbolo, la squadra più forte contro cui tutti vorrebbero vincere: quando ci riesci dà grande soddisfazione».
Organizzazione, lavoro e applicazione e con lo stesso modulo di sempre: spiega così questa fantastica vittoria?
«Io i suggerimenti non li sento, ascolto solo quelli di mio nipote, mi sembra una bestemmia venire qui a cambiare un calcio che ci ha portati a questo livello e a giocare la partita alla pari con la Juventus: era inaudito pensare di cambiare nella fase iniziale della partita. C’era una mezza intenzione di farlo negli venti minuti ma la loro grande densità con il cambio di modulo ci ha sconsigliato di fare qualcosa che ci poteva mettere in difficoltà in mezzo al campo dove stavamo giocando molto bene».
L’impresa che rimarrà nella storia del Napoli: mantenere vivo il campionato è frutto di programmazione?
«In questo momento storico non si può programmare vittorie perché ci sono squadre più forti, possiamo programmare lo sviluppo tecnico tattico di una squadra, questo può portarci al 105 per cento del nostro valore: siamo contenti di aver visto questa squadra in questi tre anni crescere, tatticamente ma anche a livello di mentalità: siamo venuti in uno degli stadi più difficili di Europa e lo abbiamo fatto con grande personaltià.
Può specificare quando è arrivato il pullman sua reazione alla provocazione di un tifoso bianconero?
«I tifosi bianconeri non c’entrano niente: ho risposto a un gruppo di persone che ci stava insultando e sputando perché napoletani: non mi permetterei di fare un gesto a uno perché è tifoso della Juve, al 99 per cento ci hanno accolto bene, uno è addirittura nel nostro albergo e rideva e scherzava con noi».
Lo scudetto?
«A noi interessa aver dato questa soddsfazione ai nostri tifosi: erano migliaia alla partenza e ci hanno sostenuti. Da domani pensiamo alla Fiorentina, a Firenze non abbiamo mai vinto nella mia gestione: non è cambiato niente, la Juve è davanti e ha in mano tutto».
Sta facendo il pompiere?
«Se viene a Napoli, capisce il motivo».
Non hai mai pensato di fare un cambio più offensivo?
«Non era tanto un discorso di risultato, ma un qualcosa che potevamo fare se loro proseguivano sulla falsa riga del primo tempo. Cambiando poi completamente modulo e giocando con più centrocampisti non mi sembrava più il caso. Avevamo in mano la partita, c’era il rischio di essere più pericolosi ma perderla di mano. Venire qui ad imporre la partita contro la Juve è sempre difficile e rischioso, visto che si tratta di una squadra di grandissimo livello. Ho rinunciato a quell’opzione quando ho visto che loro si sono piazzati a tre a centrocampo».
Sui bianconeri?
«La Juventus è una squadra che non subisce tiri nella porta e non concede nulla».
Quante ore ha passato a preparare le palle inattive?
«Tante, è un mio pallino. Quando segnavo da palla inattiva in Serie D, dicevano che in C non ci sarei riuscito. Quando lo facevo in Serie C, dicevamo che in B non ci sarei riuscito e via dicendo. Per fortuna il calcio è uguale in tutte le categorie».
Questa vittoria potrà influenzare le sue decisioni?
«No, non penso perché non ho mai detto che le mie decisioni che prenderò insieme al presidente saranno una conseguenza del risultato: saranno un’analisi di me stesso per capire se potrò continuare in questo ambiente a dare sempre il 101 per cento. Per me Napoli è una realtà stancante perché io sento molto la responsabilità di dare soddisfazioni a questo popolo e finché mi accorgo che potrò farlo non ci sono problemi: il problema esisterebbe se mi accorgessi di non poter dare più il 101 per cento e ho detto che preferirei mollare. Il Napoli sarà sempre la mia squadra. Quando smetterò di allenare, risponderò di aver guidato il Napoli. Al di là di altre formazioni che potrò allenare in futuro, resterà sempre questa la mia squadra. Vediamo».
Se fossi Allegri in questo momento avresti paura?
«Preferirei sempre avere un punto di vantaggio a quattro partite dalla fine: queste sono partite che vivono su un confine sottile: all’andata abbiamo perso una partita in cui abbiamo avuto una nettissima supremazia territoriale, queste sfide vivono anche di episodi che le possono determinare. Hanno sofferto il nostro palleggio, hanno fatto un po’ fatica a mettere la testa fuori».
Questa vittoria incide sul futuro?
«Ora non c’entra niente. I ragazzi erano felici. È difficile spiegarlo a chi non ha partecipato alla partenza della squadra ieri. Il campionato è nelle mani loro per il settimo anno consecutivo. La forza della Juventus è straripante nel nostro panorama».
Come garantirà l’equilibrio nello spogliatoio?
«Facendoli vivere la normalità a Castel Volturno. È più facile che parta qualche allenamento più duro e qualche rimprovero più duro questa settimana che in altre. All’interno del centro sportivo bisogna trovare lo stesso ambiente di sempre, quello che dà equilibrio in una città in cui non è facile averne».
Non hai mai pensato di fare un cambio più offensivo?
«Non era tanto un discorso di risultato, ma un qualcosa che potevamo fare se loro proseguivano sulla falsa riga del primo tempo. Cambiando poi completamente modulo e giocando con più centrocampisti non mi sembrava più il caso. Avevamo in mano la partita, c’era il rischio di essere più pericolosi ma perderla di mano. Venire qui ad imporre la partita contro la Juve è sempre difficile e rischioso, visto che si tratta di una squadra di grandissimo livello. Ho rinunciato a quell’opzione quando ho visto che loro si sono piazzati a tre a centrocampo».
Sui bianconeri?
«La Juventus è una squadra che non subisce tiri nella porta e non concede nulla».
Quante ore ha passato a preparare le palle inattive?
«Tante, è un mio pallino. Quando segnavo da palla inattiva in Serie D, dicevano che in C non ci sarei riuscito. Quando lo facevo in Serie C, dicevamo che in B non ci sarei riuscito e via dicendo. Per fortuna il calcio è uguale in tutte le categorie».
Questa vittoria potrà influenzare le sue decisioni?
«No, non penso perché non ho mai detto che le mie decisioni che prenderò insieme al presidente saranno una conseguenza del risultato: saranno un’analisi di me stesso per capire se potrò continuare in questo ambiente a dare sempre il 101 per cento. Per me Napoli è una realtà stancante perché io sento molto la responsabilità di dare soddisfazioni a questo popolo e finché mi accorgo che potrò farlo non ci sono problemi: il problema esisterebbe se mi accorgessi di non poter dare più il 101 per cento e ho detto che preferirei mollare. Il Napoli sarà sempre la mia squadra. Quando smetterò di allenare, risponderò di aver guidato il Napoli. Al di là di altre formazioni che potrò allenare in futuro, resterà sempre questa la mia squadra. Vediamo».
Se fossi Allegri in questo momento avresti paura?
«Preferirei sempre avere un punto di vantaggio a quattro partite dalla fine: queste sono partite che vivono su un confine sottile: all’andata abbiamo perso una partita in cui abbiamo avuto una nettissima supremazia territoriale, queste sfide vivono anche di episodi che le possono determinare. Hanno sofferto il nostro palleggio, hanno fatto un po’ fatica a mettere la testa fuori
Fonte: Il Mattino