L’analisi di Vincenzo De Lillo su Juve-Napoli: “Paura, eh?”

Juventus-Napoli –  Quattro punti. La differenza tra noi e loro prima di questa partita.
Quattro come le parate che hanno fatto in due, Donnarumma e Consigli, in questo campionato.
E tra queste,  quelle contro il Napoli ovviamente.
Proprio per questo stasera siamo condannati a vincere mentre la squadra di casa può mantenere tranquillamente il risultato, cosa che dai primi minuti, sembra saltare subito all’occhio.
Infatti non c’è la solita squadra di casa arrembante, ma un insieme di giocatori che non hanno nessuna intenzione di forzare la mano, anzi li vediamo impegnati in una strana melina, perché, siamo onesti, di ciò si tratta.
MELINA. Tra l’altro ad oltranza.
Non si muovono dalla loro metà campo e quando lo fanno hanno la stessa foga di un condannato a morte che si avvia sul patibolo.
Un passo avanti e uno indietro. -Paura, eh? 
Direbbe un beffardo Carlo Lucarelli dal suo Blu Notte.
Gli azzurri però, nonostante questi ci lascino il pallino del gioco, non riescono a sfondare se non in un’occasione, con Hamsik, ma purtroppo il capitano come da un po’ gli capita, non è in palla. E addirittura rischiano pure di passare in svantaggio, quando una punizione innocua viene deviata e si stampa sul palo.
Sarebbe stato troppo. Pure se in passato ho visto questi qua vincere partite battendo solo due falli laterali in attacco, onestamente, sarebbe stato troppo chiudere il primo tempo in svantaggio. 0-0 Tutto ancora da scrivere.
Il secondo tempo è una fotocopia del primo con questi che non solo ci lasciano giocare a nostro piacimento ma che praticamente superano a stento il centrocampo.
Reina, in particolar modo, addirittura potrebbe pure mettersi a fare il cascamorto, moglie permettendo(la sua e la mia, che lo adora…), con qualche bella tifosa in panchina, invece di seguire le sorti del match, tanto che questi risultano pericolosi.
Così il Napoli prende coraggio e anche se i tiri in porta sono pochi e tutti da lontano, meriterebbe almeno ai punti, qualcosa più di loro. È innegabile.
Ma il calcio non sempre è giusto, si sa, e mentre i telecronisti lodano la tenuta difensiva della squadra di casa:” che ha deciso di affrontare il match in questo modo, perché una grande squadra sa come affrontare le partite che contano, con ordine e intelligenza…”, il tempo scorre inesorabile, e le speranze di vittoria si affievoliscono.
Ma come nelle migliori favole, ecco il colpo di scena finale.
Un cavaliere africano, senza mantello, senza destriero, senza capelli e senza scuorno, decide di spingersi oltre.
Oltre il fato, oltre i telecronisti e oltre Benatia, su cui salta prima di scagliare la palla in rete, di testa, con l’aiuto e la spinta di un popolo intero.
Quattro come i goal di Koulibaly in questa stagione fino a stasera.
Che ora sono 5. Uno il punto che ci divide da questi qua.
Quattro come le giornate che mancano alla fine.
Tanti numeri che messi insieme danno stranamente, un altro numero: quello di svariati milioni di cuori che ora più che mai, credono al miracolo.
E il mio è tra questi. Grazie Kalidou.
A cura di Vincenzo De Lillo
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