L’intervista – Ambrosini: “Allan che crescita. Napoli stanco? Scherziamo. Occhio al Milan sarà molto motivato”

 Massimo Ambrosini 17 stagioni in rossonero dove ha vinto 4 scudetti, una Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane, 2 Champions League, 2 Supercoppe europee e una Coppa del mondo per club. Ora è tra i più brillanti commentatori di Skysport.
E quanti anni insieme a Gattuso?
«Una quindicina, lui però ha vinto due scudetti di meno. Quello con Capello e quello con Zaccheroni».
Domenica il Milan può fermare la rincorsa del Napoli?
«Gattuso ha saputo toccare le corde giuste dal punto di vista emotivo, e ha anche dato punti di riferimento certi alla squadra. Ma le motivazioni che animano gli azzurri non sono cosa di poco conto: sono davvero vicini a un grande sogno e si meritano di arrivare fino in fondo».
Inseguire l’Europa non può essere uno stimolo?
«Magari lo è pure, ma i valori in campo sono talmente differenti. La Champions è troppo lontana per poter essere ancora inseguita, magari Rino potrà puntare sulla voglia di mettersi in bella mostra di chi non sa ancora se verrà riconfermato oppure no. Ma faccio fatica a credere che il Napoli non riesca a passare…».
Anche perché la difesa di Gattuso è piuttosto rimaneggiata?
«Certo. Musacchio e Zapata sono bravi ma insieme non hanno mai giocato e questo è un aspetto che ha il suo peso. Come il fatto che lì il Napoli ha tre attaccanti che fanno invidia a tutti in serie A. E in panchina uno come Milik. I primi minuti saranno decisivi: è facile prevedere che Sarri non voglia dare tempo ai due di ambientarsi è partirà alla carica».
Il gol di Diawara al 94′ è stata una svolta?
«Quei tre minuti possono davvero aver dato energia vitale per questo rush finale. Ma è stata una gara straordinaria, dove se il Napoli non avesse vinto sarebbe stata una vera ingiustizia».
Qualcuno pensa che sia una squadra in calo?
«Non scherzate. Anche sotto il profilo fisico la prestazione è stata molto positiva. Peraltro faceva anche molto caldo e fare quel possesso non è certo semplice se non stai bene… Magari la mancanza di brillantezza l’ho vista nella gara di andata con il Chievo, ma non certo domenica scorsa».
Per vincere lo scudetto, Sarri può mettere da parte lo spettacolo?
«Non può. Perché senza, non vincerebbe. Il Napoli è costruito per vincere in questo modo. In alcuni casi ha vinto anche senza giocare particolarmente bene, ma senza mai snaturare le sue caratteristiche. Il Napoli non può che essere così, ed è giusto che sia così. Lo sarà domenica a Milano e poi anche a Torino con la Juventus».
Sarà lo scontro diretto a decidere tutto?
«Per carità: ogni gara porta in dote tre punti. Se con il Milan o l’Udinese ci fosse un rallentamento, il Napoli rischia di arrivare alla sfida con i bianconeri con più di 4 punti. E non sarebbe giusto. Perché gli azzurri hanno il diritto di giocarsela fino all’ultimi giornata».
Cosa può fare la differenza?
«I dettagli. Perché un passaggio sbagliato come quello con il Chievo, o una punizione regalata come quella con il Sassuolo, sono errori gravi. Costringono a inseguire, a risalire col fiato addosso. A volte si riesce, altre volte no».
Cosa la colpisce del gioco di Sarri?
«La capacità di avere tante soluzioni all’interno di ogni giocata. Ogni giocatore ha due o tre soluzioni di passaggio, il modo in cui viene occupato lo spazio al momento giusto e al modo giusto è unico».
Lei ha vinto di tutto nella sua carriera. Come si fa ada avere sempre fame? Perché non viene mai meno?
«E la società che trasferisce qualcosa. Ma il campione trova sempre dentro di sé la motivazione per alzare l’asticella, perché si nutre dell’ambizione, non si accontenta mai, vuole sempre dimostrare a tutto e tutti di voler primeggiare. Alla Juve è così: e chi arriva in quell’ambiente ne è subito contagiato».
Dei centrocampisti azzurri chi le piace di più?
«Sono molto colpito dalla crescita di Allan: è stato costante e continuo».
Con una rosa un po’ più ampia dove poteva essere il Napoli?
«Rosa ristretta? Il Napoli solo perché la Juve sta facendo qualcosa di straordinario non ha vinto questo campionato, sennò era già campione d’Italia. Ed è arrivata a questo punto senza avere negli ultimi 18 mesi per ben 12 mesi il suo attaccante titolare».

Fonte: Il Mattino

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