Un rigore contro, a tempo ormai scaduto, quando sei quasi sicuro di essere ad un passo dall’ impresa, quando i supplementari, durante i quali, si sa, tutto può succedere, sono praticamente arrivati e sbucano da dietro l’angolo, ti può certo far imbestialire. E’ agonisticamente stressante e psicologicamente duro da digerire, ma si chiama calcio. Intanto, però, il tuo capitano sta dando in escandescenze (continuerà anche nel post gara, davanti alle telecamere) e tu non riesci a resistere…Viene espulso, il tuo capitano e tu non ti “contieni” più…“You pay” cominci a dire ed il tutto viene ripreso. E’ questo il labiale di Chiellini dopo il penalty dato ai Blancos di Madrid. “Tu paghi” dice il difensore bianconero rivolgendosi a Varene, “tu paghi”, ripete…Non ci vuole certo un genio a comprendere il riferimento ad una presunta corruzione dell’ arbitro Michael Oliver da parte del Real. Certo, la trans agonistica è notevole, certo, in campo si dice e si fa di tutto, ma…quando è il momento di dire basta? Negli studi di Premium Sport l’ex arbitro Graziano Cesari ha giustificato il bianconero dicendo: “Ora utilizziamo immagini tv per tutto? Non ha bestemmiato e non è un atto di violenza…” Di sicuro non si tratta di bestemmia, perchè la definizione giusta è “accusa”, ma si è altrettanto certi che non si tratti di violenza? Non fisica ovviamente, ma non esiste solo quella. Ora, chi vi scrive si chiede: “Quanto somiglia il “you pay” chielliniano alle manette di Mourinho qualche tempo fa e a quelle più recenti di Cacciatore?” Non celano tutte e tre l’infamante, stessa, identica accusa di corruzione? Tra patatine, bibite gassate, bidoni e cuori vari, infarciti da una certa sensibilità, sarebbe il caso di rifletterci. Intanto si attende. Si attende che la legge, sportiva, sia uguale per tutti.
a cura di Gabriella Calabrese