Milik allunga il Napoli (perché va a fare il centravanti-boa per le spizzate ed orientare le seconde palle), lo allarga (perché invita a cercarlo con i cross), gli dà profondità (perché lo inseguano come ha fatto Insigne, scucchiaiando oltre l’ultimo uomo) e ne altera le abitudini, consentendendogli di restare nel tridente o di rinforzarsi diversamente, lasciandolo solo là davanti ma con tre scugnizzi alle sue spalle. Milik è un patrimonio ma anche il cenno della lungimiranza politica di un club che, nella «disperazione» per l’addio di uno dei centravanti più forti al mondo, non s’è fossilizzato sul curriculum vitae e non ha cercato il colpo ad effetto: ha lasciato guidarsi dall’istinto e dalle conoscenze, ha investito sulle qualità analizzate attraverso una serie di ripetute missioni segrete che nel conto, certo, non potevano inserire l’intervento esterno della fatalità. Un capitale umano è per sempre…
Fonte: CdS