Marolda: “Le gerarchie sono importanti ma adesso serve l’aiuto di tutti”

L’opinione di Ciccio Marolda

“Chiuso e riaperto. Finito e ricominciato. Il Napoli sta alla Juve come il gol di Diawara (al Chievo) sta a quello di Dybala (alla Lazio) e il campionato è salvo. E il Napoli pure, si capisce. Perché bisogna essere sinceri: a un minuto dalla fine il ritornello che veniva in mente non era quello brutto e pagano di “Un giorno all’improvviso”, bensì quello classico e antico di Murolo e Tagliaferrri: “Qui fu Napoli”. Invece, qui non fu proprio niente. Il Napoli, infatti, tira un profondo sospiro di sollievo e guarda avanti. Il campionato continua e la speranza resta in piedi. Con fatica e con un sacco di paura? Sì, è vero, ma stavolta vale poco. Perché a sette partite della fine e con quello che c’è ancora in ballo quella del bel gioco che conta più del risultato è la favola che racconta chi cerca di rassegnarsi come può. Roba da iscritti al movimento dei “consolazionisti”; che assieme all’altro, quello della “mistica del consenso”, sono le due scuole di pensiero che hanno inquinato la stagione azzurra. Certo che assistere ad una di quelle partite in cui Napoli dà (dava) spettacolo col suo ricamo elegante e incantatore regala fantastiche emozioni, ma si può negare che anche quest’ultimo finale sorprendente, ormai inatteso, abbia regalato eccitazione e persino commozione? Vincere divertendo e divertendosi è il massimo del piacere, questo è chiaro, ma quando il traguardo è vicino e ci si gioca tutto, beh, anche se qualcuno fingerà di scandalizzarsi, al diavolo il bel gioco perché sono i tre punti l’unico valore. Cosicché, nonostante tutti i patimenti, visto che alla fine è andata bene, ci si può pure permettere il lusso di ricavare qualche buona sensazione da quest’ultima partita. Come, ad esempio, quella che il Napoli non può più pensare di dover contare su dodici calciatori e basta; oppure quella che in quest’ultimo segmento di stagione non possono più starci gerarchie, ma in campo deve andarci chi corre anche solo un metro più dell’altro. E ancora: non considerare un’eresia dare più spazio a Milik, il quale – come è capitato proprio contro il Chievo – oltre ad essere una risorsa “fresca”, tatticamente rappresenta anche un’importante alternativa. Ma forse la lezione vera venuta da quest’ultimo tribolato match è che in queste ultime partite più che i taccuini e triangoli preparati a tavolino, possono essere le motivazioni a muovere meglio le gambe ed il pallone”. 

Fonte: CdS

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