Il Benevento quasi azzera l’abisso di una classifica che lo vede distante 65 punti dalla Juve, ma lui spiazza tutti affermando che non è ancora contento del gioco della sua squadra. Roberto De Zerbi non si smentisce mai, avrebbe potuto pavoneggiarsi per aver a lungo costretto alle corde la squadra più forte d’Italia, invece si scopre incontentabile: «Potevamo far meglio nel primo tempo e nella ripresa avremmo dovuto gestire in un’altra maniera, salendo in blocco e mettendoci nella metà campo avversaria. Avremmo dovuto usare le nostre armi, quel pizzico di coraggio in più, sfiorando la presunzione, persino la pazzia. Volevo vedere la Juve correre appresso a noi che facevamo possesso palla. Poi, è ovvio, entra in gioco la fisicità e la classe dei bianconeri e ti ritrovi con quattro gol su groppone».
Di futuro non ne vuole parlare, dice di non avere riserve da sciogliere in questo momento: Qui io sto benissimo, ho un rapporto splendido col presidente e con tutti quelli che gravitano in società, ma oggi non è il momento. Ho bisogno di capire come si riparte, una retrocessione è pesante per tutti, ma è un discorso che non voglio affrontare ora». Da uomo di campo qual è ha in mente solo le prossime partite che vedranno scendere in campo la sua squadra: «Per salvarsi forse è troppo tardi, ma non è tardi per giocare certe partite e vincerle. Non è ancora il giorno dei resoconti, le somme le tireremo all’ultima giornata. E se dovesse arrivare la retrocessione entreremo in campo con la stessa determinazione di oggi».
la sostituzione La presenza di Diabaté è come un incantesimo: con lui in campo accadono cose magiche, senza dilui si spegne la luce. «L’attaccante maliano ha giocato una grande partita, ma ci stavamo abbassando troppo e mi serviva più profondità: per questo ho messo Iemmello. Che si è presentato subito davanti al portiere, che ha fatto una gran parata. Una scelta che rifarei». Qualche perplessità ha destato la sostituzione di Brignola: «Aveva giocato 90’ mercoledì, noi non siamo abituati a giocare tre partite in una settimana. Ho messo Cataldi, abbassando Sandro per fare schermo su Dybala e il campione argentino ha trovato meno spazi».
L’ultima stoccata è al Var, antico problema mai risolto: «Mi piacerebbe capire come funziona, ancora non ci sono riuscito. Viene chiamato dai giudici o dai giocatori che protestano? A noi diedero un rigore contro a Marassi (con il Genoa) e l’arbitro non sentì neanche l’esigenza di andare a visionare il monitor. Qui, invece si aspettano tre minuti e poi si cambia idea. Mah…».
Ora la squadra avrà due giorni liberi, poi si deciderà se continuare il ritiro.Corriere dello Sport