Per la giornata conclusiva del Festival Mann 2018, il direttore Paolo Giulierini ha schierato due big del cinema e della musica come Carlo Verdone e Michael Nyman, che ieri hanno chiuso da par loro la seconda edizione della kermesse del museo archeologico: l’attore e regista romano raccontandosi al pubblico durante una performance fatta di ricordi personali e travolgenti improvvisazioni comiche, intervistato da Andrea Scanzi; il compositore inglese eseguendo con la sua band in serata una suite musicale site specific aperta da un brano che rielabora il progetto sonoro concepito una quindicina d’anni fa dopo aver visitato Napoli e gli scavi di Pompei.
Verdone si guarda intorno rapito, per quella che ammette essere la sua prima visita al museo napoletano. «Di fronte a simili capolavori marmorei ti senti piccolo piccolo. E parlare al pubblico davanti al gruppo scultoreo del Toro Farnese è stato emozionante. Da parte mia, ho colmato una grave lacuna perché di solito cerco sempre di visitare i luoghi d’arte quando sono in giro per il mondo. Anche perché con la cultura classica ho un rapporto solido e profondo. Sul comodino ho regolarmente qualche libro di autori dell’antichità come Seneca, Orazio, Virgilio: è importantissimo leggere ancora oggi, perché sanno aprirti mondi che ti elevano e ti accarezzano l’anima. Fin da bambino ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente pieno di stimoli dal punto di vista culturale, grazie a mio padre Mario, che oltre a essere stato un grande storico del cinema è stato anche uno studioso d’arte, soprattutto delle avanguardie storiche. Capitava spesso che ci portasse in giro per musei e gallerie, abituandoci al bello da grande educatore quale era».
Dopo il grande successo di «Benedetta follia» (vicino agli otto milioni e mezzo al box office), il cineasta romano è già al lavoro sui prossimi progetti: «Parlarne è ancora prematuro, ma sto scrivendo con gli stessi sceneggiatori, Guaglianone e Menotti, anche il mio nuovo film. E ho appena consegnato ad Aurelio De Laurentiis lo script della puntata pilota di una serie tv che dovrebbe entrare in produzione prossimamente. Nel corso della mia carriera ho affrontato una serie di temi ricorrenti, raccontando l’Italia in modo diverso rispetto a come facevano i maestri della commedia classica all’italiana. Nel mio caso, come in quello di Troisi, l’attenzione è stata focalizzata sui temi interni alla famiglia, con uno sguardo nuovo derivante dai mutamenti sociali degli anni Settanta, per esempio nel ruolo delle donne e, conseguentemente, nelle loro relazioni con le figure maschili».
Intanto, il direttore del Mann Paolo Giulierini fa il suo bilancio del festival, realizzato con i 500.000 euro della Regione: «Contiamo 23.000 spettatori in otto giorni, il ministero ci ha presi a modello come esempio di festival museale, tanto che il nostro format sarà presentato a novembre a San Pietroburgo nell’ambito della cooperazione culturale tra Italia e Russia».
Fonte: Il Mattino