L’intervista – P. Cannavaro: “Avrei voluto chiudere in azzurro. Grato al Sassuolo. A maggio starò in Cina per un motivo”

Lo spostamento alle 18 di sabato di Sassuolo-Napoli farà perdere il sonno ad un tifoso speciale delle due squadre, Paolo Cannavaro. «Mi toccherà fare le ore piccole, qui sarà l’una di notte quando ci sarà il fischio di inizio». L’ex capitano di neroverdi e azzurri è adesso in Cina, nello staff del fratello Fabio che allena il Guangzhou Evergrande.

Niente pronostici, ma per lei sarà una sfida speciale?

«Assolutamente sì, del resto la prima volta che l’ho giocata con la maglia del Sassuolo al San Paolo mi sono stirato per l’emozione. Sono due squadre che hanno segnato la mia carriera e la mia vita».

Quando ha lasciato Napoli per andare a Sassuolo quanto era amareggiato?

«Tanto, mi sarebbe piaciuto chiudere la carriera in azzurro. Evidentemente era destino e poi quel modo silenzioso di salutare ha rafforzato l’affetto dei napoletani nei miei confronti, perché sono passato ad una squadra che è simpatica a tutti e non ho ferito nessuno».

Sassuolo le sembrava una scelta di ripiego?

«Niente affatto, nonostante l’ultimo posto Squinzi mi prospettò un progetto che avrebbe portato la squadra in Europa League. Nel contratto c’era già un premio che prevedeva questa eventualità. Alla fine l’ho preso».

Dunque, per lei il Sassuolo è stata una famiglia?

«Sarò sempre grato alla proprietà ed al direttore Carnevali. Sono felice di aver contribuito alla crescita del Sassuolo, ora spero che i miei ex compagni possano salvarsi. Ci sono elementi di qualità che possono fare la differenza».

Uno di questi è Politano. Ha seguito il tormentone del suo mancato approdo a Napoli?

«Matteo sperava di fare un salto di qualità, ma anche la società aveva le sue ragioni. Spiccherà il volo a fine anno, come magari farà Berardi. Il Sassuolo troverà sostituti adeguati».

Dove sarà il 20 maggio?

«In Cina, dovesse esserci la festa scudetto a Napoli non potrei parteciparvi. Niente scaramanzia, quest’anno non bisogna nascondersi».

Sarà decisivo lo scontro diretto con la Juve?

«Secondo me sì, ma i bianconeri hanno un calendario peggiore del Napoli e una Champions impegnativa».

Il Napoli è maturo per affrontare al meglio questa volata tricolore?

«Lo spero. Gioca un grande calcio, come faceva già l’Empoli di Sarri, con interpreti eccelsi: bellezza e forza sono complementari. Gli azzurri possono farcela e poi se non succede quest’anno se ne riparlerà tra un bel po’. Qualcosa in estate cambierà perché alcuni elementi, per età e motivazioni, sono ormai logori».

Che allenatore si immagina di diventare?

«Già sono un vincente perché appena arrivato abbiamo messo in bacheca la Supercoppa cinese. Scherzi a parte, ho tanta voglia di imparare da mio fratello Fabio. È un trascinatore ed un lavoratore instancabile, per fortuna condividiamo la stessa idea di calcio».

Non ha mai negato di ispirarsi a Di Francesco. Se lo aspettava da esordiente nei quarti di Champions?

«Sono felice per Eusebio. Vedrete, lui renderà la vita difficile anche al Barcellona. Dopo una partita che pareggiammo contro una avversaria tutta arroccata dietro, gli dissi “uno come te, che fa giocare il Sassuolo come se fosse una grande, deve per forza arrivare in alto”. Merita di fare tanta strada».

Fonte: C dS

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