L’intervista – L’ex Pavoletti: “A Napoli trattato peggio di un gregario”

Leonardo Pavoletti  sta pian piano vincendo.

Il miglior marcatore della serie A di testa, con i suoi sette sigilli su otto, sorride a queste statistiche perché la zuccata non è il suo miglior colpo, ma se quest’anno va così, allora ben venga perché tutto contribuisce alla salvezza di un Cagliari che lo ha stregato.
 Quanto è felice? «Finalmente. Sono arrivato con gioia e grande voglia ma fisicamente non ero il vero Pavoletti, ma ora tutto va per il meglio». 

Tre gol nelle ultime quattro gare sono quelli del vero Pavoletti? 
«Mi fa piacere ma pensoche non sia importante il numero, quanto farli nelle partite giuste perché contro certe squadre e in momento particolari della stagione, valgono doppio. Quello di Benevento, per esempio, è stato un gol pesante perché ormai sembravamo destinati alla sconfitta e invece abbiamo rimontato, conquistando la vittoria». 

Pericoloso fermarsi per la sosta? 
«Dopo tante battaglie, direi che la sosta è arrivata nel momento giusto».

Come ha gestito il dopo Borriello?
«Lui aveva fatto così bene che non era facile per nessuno venire qui e fare le stesse cose. Io mi ci sono messo di impegno e credo che subito i tifosi abbiano capito che sono uno che lotta per novanta i minuti. E a questo pubblico a piace chi tiene alla maglia».

Ha dovuto anche fare i conti con due grandi responsabilità: il prezzo del suo cartellino e il cambio di modulo. Un problema o uno stimolo?
«Certamente uno stimolo perché sono stato accolto benissimo dalla gente e dalla squadra. Ho giocato con un modulo, il 4-3-1-2, che non conoscevo e ho provato a dare quello che potevo. Poi, con i due esterni più propositivi, mi sento più sicuro perché un’occasione a partita mi capita».

E lei, soprattutto di testa, non si fa pregare…
«Mi fa sorridere il mio primato nei gol di testa, ma non è questa la mia specialità. Io sono bravo a fare gol di prima, a concludere subito per battere sul tempo portiere e difensore. Ma in questo momento, quando tiro con i piedi, mi fanno dei miracoli gli avversari e non va mai dentro». 

Cosa l’ha mandata su tutte le furie?
«Contro l’Udinese nel primo tempo sullo zero a zero, ma soprattutto contro il Verona quando ho battuto a botta sicura a un metro dalla porta e Nicolas ha fatto un miracolo».

Il gol più bello? 
«Diciamo che non ci penso, ma se servono alla salvezza del Cagliari, vorrei tanti gol come quello messo a segno alla Lazio, un po’ fortunoso ma importantissimo». 

Il suo prossimo obiettivo è la doppia cifra?
«Un giocatore deve sempre cercare di superare i suoi precedenti traguardi e allora penso alla stagione di Genova quando sono arrivato a quota quattordici. E’ stato un anno strano, perché segnavo tanto; ma ogni quattro partite me ne succedeva una, con i gol però mascheri tante cose».

Come sta vivendo la sua prima esperienza accanto a un attaccante asiatico? 
«Devo dire che Han è una bella scoperta. Non era facile perché anche io quando sono arrivato dalla B, pur facendo bene, non sapevo cosa aspettarmi e non è detto che riesca a ripeterti anche in A. Invece, lui ci può stare alla grande, è un ragazzo positivo e sempre felice, oltre che un ottimo giocatore». 

Come si vede lei in questo Cagliari che va a caccia di nuovi talenti?
«Io qui sto benissimo e posso dire ai tifosi che fino a quando loro o la società non si stancheranno di me, io resterò molto volentieri. C’è un bel progetto societario e la piazza è calda come piace a me».

A proposito di teste calde, anche lei non si tira mai indietro quando c’è da protestare tanto da rimediare qualche giallo di troppo.

«Da buon toscano sono un po’ fumantino e un po’ brontolone. Quando guardo le partite degli altri penso sempre: “ma cosa protesti a fare se ormai l’arbitro ha fischiato”. Poi, però, se dopo aver subito tanti falli non mi fischiano nemmeno punizioni sacrosante, allora mi scatta l’ignoranza».

Quattro convocazioni in Azzurro e zero presenze. C’è ancora spazio per cullare l’idea della Nazionale alla soglia dei trent’anni? 
«Sognare non costa nulla anche perché la Nazionale è bellissima. Più ci vai e più ti rendi conto di quanto sia un onore poterci giocare, ma sappiamo tutti bene che le convocazioni passano per il campionato che fai. Un attaccante a trent’anni è nel pieno della maturità, quindi io dico: perché no?»

Meglio gregario in una big o protagonista in provincia? 
«Io ero andato a Napoli per diventare protagonista ma poi sono diventato peggio di un gregario. Diciamo che devi accettare sempre le sfide altrimenti se resti a goderti i tuoi comfort, non saprai mai quanto vali veramente». 

 

E tra le pericolanti chi è messa meglio?
«Secondo me non avrà problemi a salvarsi la Spal. Per le altre la lotta sarà aperta».

E il Cagliari? 
«Abbiamo tre partite fondamentali ma dobbiamo pensarne una alla volta. Se, però, riuscissimo a centrare un risultato positivo contro il Torino, tutto diventerebbe più facile e non sarebbe da escludere un colpo a sorpresa».

Dopo il Torino, il recupero di Genova. Emozionato? 
«Ho tanti amici lì, ma molti tifosi non presero bene la mia partenza e non è stato facile per me. Però sarà una grande gioia tornarci». 

Fonte: CdS

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