C. Ferrara: “Dialogo aperto con tutti, anche per le Universiadi”

Ciro Ferrara, insieme all’ amico Fabio Cannavaro, ha vinto. Si gode il successo della Giano e pensa al futuro dello stadio Collana. Sogna di mettere insieme l’anima sportiva e quella commerciale, perchè non è detto che non possano coesistere e non preclude a nessuna forma di disciplina sportive, tantomeno alle Universiadi. La querelle legale non gli appartiene.
Le Universiadi al Collana ora sono a rischio. 
«Speriamo di insediarci al più presto e poi ci troveremo con chi di dovere per discutere di questi aspetti dei quali non ci occuperemo né io né Fabio Cannavaro. Le Universiadi sono un impegno importante anche se il Collana è chiamato in causa solo per degli allenamenti. Non ci saranno gare. Sia ben chiaro, però, che noi vogliamo dialogare con tutti. Se ci sarà la possibilità di ospitare le Universiadi perché no. Si tratta di un appuntamento molto importante».
Una sentenza che può aprire in futuro scenari problematici considerati i fondi e le spese? «Dal punto di vista legale non voglio neanche entrarci. Non ci interessano le polemiche, non mi interessano discorsi di avvocati, politici. Ci teniamo al di fuori di tutto. Ovviamente avevamo già in conferenza stampa un po’ di tempo fa espresso la nostra volontà che non cambia assolutamente. La priorità è sportiva. Ora restiamo in attesa di avere comunicazioni, immagino dal prefetto, per poi sederci e cominciare a portare avanti quella che era la nostra idea con rispetto di tutti e senza voler alimentare alcun tipo di polemica. Adesso fare proclami sarebbe inutile, sta di fatto che le difficoltà del Collana non sono certo dovute alla Giano e neanche mi interessa come si sia arrivati a questa situazione di chiusura da una anno a questa parte. Siamo arrivati alla conclusione, possiamo essere soddisfatti e continuare a fare qualcosa per la nostra città».
Quanto è importante l’apertura del Collana per il Vomero?
«Non riguarda solo il quartiere. È una struttura che deve riprendere vita perché è vergognoso lo stato in cui versa. Avere un impianto nel cuore del Vomero in quelle condizioni. Questa è una struttura che potrebbe permettere a tanti sportivi, di diverse discipline, di vivere nuove emozioni in un impianto all’avanguardia. Deve essere considerato un modello secondo quelle che sono le nostre idee già presentate in conferenza stampa».
Ha un sogno per questo stadio?
«Che riprenda vita con una mentalità di nuova generazione. Servono impianti che possano permettere a tante persone di fare dello sport, che vivano 365 giorni l’anno, sfruttati in tutte le loro possibilità per far sì che possano sostenersi e finanziarsi. Non riguarda solo il Collana ma qualsiasi stadio ha bisogno dell’anima prettamente sportiva e poi anche di un’anima che sostenga il tutto senza mai nulla togliere all’aspetto e agli spazi sportivi che resteranno quelli».
Ha un modello?
«Rispetto agli stadi che conosco questa è un struttura polivalente che abbraccia più discipline. È difficile paragonarla agli impianti calcistici ma deve essere un impianto moderno, accogliente, in cui ci sia massima sicurezza».
Come risponde a chi vi ha definito speculatori?
«Mi è dispiaciuto averlo sentito. Abbiamo partecipato allo stesso bando e con le stesse finalità».
Sotto accusa l’aspetto commerciale.
«La priorità è l’aspetto sportivo ma non dobbiamo avere paura di dire che avrà anche un’anima commerciale che nulla toglierà all’aspetto sportivo, questo deve essere chiaro. Non è che lo dice Ciro Ferrara o la Giano. Qualsiasi tipo di impianto per sostenersi ha bisogno anche di un aspetto commerciale. Basta andare in giro. Chi non conosce realtà di impianti di questo tipo non sa che questi stadi non si potranno sostenere solo con lo sport ma devono avere anche un’area commerciale che non vada ad intaccare le discipline preesistenti, anzi bisogna creare lo spazio per ospitarne altre. Sono due aspetti che vanno di pari passo».
Partita di inaugurazione Fabio contro Ciro?
«E perché no: gli amici di Fabio contro gli amici di Ciro Ferrara. Sognare non costa nulla ma è il momento di lavorare e contribuire, non dobbiamo più discutere ma sederci a un tavolo dove si cerchi di riportare in vita questa struttura».

Fonte: Il Mattino

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