CdS – Calcio femminile: Il futuro è donna

L’evoluzione del calcio femminile

Correva l’anno 1933 su sottane lunghe, appresso a palloni maschi. Ma se hai la sottana, vai a fare la maglia, no? Pela le patate, partorisci figli: se proprio vuoi fare una cosa rivoluzionaria impara a leggere, ma il pallone no, lascia perdere, è roba da maschi. E invece, il pallone sì. Altro che quote rosa, l’emancipazione corre su un rettangolo verde, nella sfida dell’impossibile. Eppure…

PIONIERE.

Quindi nel febbraio del 1933 nasce a Milano “Il Gruppo Femminile Calcistico”, primo club organizzato. Ma la donna, si sa, è un fenomeno pericoloso, così il Coni impedisce alle donne di giocare, sia tornei sia singole gare, dirottando le atlete in altri sport.
Nel 1965 a Milano Valeria Rocchi fonda due squadre, col sostegno del presidente Angelo Moratti dell’Inter, lungimirante assai. Ed è all’Arena di Milano che si gioca Bologna-Inter. La Rocchi fa tutto: allena entrambe le formazioni, arbitra, e ci manca poco che porti il caffè. Un successone. Le ragazze sono belle – si sente dire – e dribblano come Rivera. Mille spettatori e fiumi di consenso e attesa. A quel punto la signora Alba Campominosi Mignone mette un annuncio su “Amica” per cercare ragazze appassionate di calcio. E’ sommersa dalle risposte e fonda il Genoa. Insomma dal 1968 le donne si organizzano in Federazione, che cambia nome, si fonde, si confonde fino a entrare definitivamente in Figc nel 1986.
Tra il 1981 e il 1988 l’Italia è la Nazione da battere: in cinque edizioni del Mundialito ottiene tre titoli e due secondi posti; nel Mondiale 1991 (il primo organizzato dalla Fifa), arriva ai quarti di finale ma dopo riesce solo una volta a qualificarsi per la fase finale (1999). Una crisi analoga agli Europei: competitivi fino al 1997, poi al massimo due quarti di finale.

Il cambiamento

Dal 2015, tra scioperi e trofei rotti, il calcio femminile vive una rinascita. La Federazione, sotto la guida di Tavecchio, ha cambiato la fisionomia e l’idea di calcio femminile, obbligando le società professionistiche maschili ad avere un settore giovanile di bambine. Con obiettivo finale una squadra femminile in serie A. L’arrivo della Juventus, quest’anno, è il segnale del cambio dei tempi.
In attesa della ultimazione del progetto europeo, la Nazionale è stata affidata a Milena Bertolini. La seconda donna della storia, dopo Carolina Morace, a guidare le azzurre. Finora ha vinto, ma per far parlare di sé la Nazionale deve arrivare in Francia, ai Mondiali 2019. E’ una bella impresa, perché queste ragazze di oggi possono essere l’epilogo di una battaglia in sottana iniziata ottantacinque anni fa.

Fonte: CdS

 

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