Così si esprime Ciccio Marolda sul Corriere dello Sport:”Essere, o non essere. Questo era il problema del Napoli tradito da se stesso con la Roma. Essere squadra capace di risollevarsi a Milano in tutta fretta per tener vivo il suo sogno azzurro di campione, o non essere, non sentirsi ancora squadra solida e sicura per il governo pieno di questo campionato? Atto terzo, scena prima, essere o non essere: il principe di Bagnoli e signore di Valdarno a San Siro s’interroga e cerca una risposta. E la trova. Magari non proprio la migliore, quella che desiderava; magari non proprio quella che fa tornare i conti, ma tant’è. Anche perché otto notti dopo il crac di Fuorigrotta il Napoli si mostra comunque più attento e misurato. Non travolgente, questo no, ma bisogna pure tener conto di chi sta dall’altra parte. Della qualità dell’Inter. Della sua fisicità. Delle contromisure asfissianti di Spalletti. Insomma, si rimette in piedi, il Napoli. Non è rimasto tramortito “sotto” le mazzate giallorosse. E, badate, non era contato. La risposta c’è stata, sì. Anche se il mezzo risultato la riduce a mezza risposta. Già, ma basta o non basta il pari per essere ottimisti? Sino a dopodomani può andare pure bene. Poi dipenderà da quello che farà la Juve nel recupero contro l’Atalanta. Un paio di giorni per sapere quale sarà il distacco reale dalla prima: uno, due oppure quattro punti? Cosa, quest’ultima, che, inutile negarlo, diventerebbe un guai abbastanza serio. Ma, comunque andrà, nulla di qui alla fine potrà essere motivo sufficiente per ritirare la fiducia a questa squadra. Non sarebbe giusto. Anche a meno quattro sarebbe errore grave vedere tutto nero. Sarebbe imperdonabile bestemmia pensare allo scudetto come “affare soltanto della Juve”. E poi, il Napoli non meriterebbe un trattamento così brusco e avaro dopo aver collezionato punti e record, dopo aver stregato il pallone e col suo gioco affatturato tutti gli avversari. Tutti tranne uno, si capisce.
Una riflessione, però, tutto questo la merita comunque. Però senza giustizialiste tentazioni. E allora: perché soltanto in punto nelle ultime due gare? Vero, la panchina, già corta, a gennaio s’è colpevolmente ristretta ancor di più, così com’è dimostrato che chi nasce tondo non diventa mai quadrato, ma era così pure un mese fa. Pure due mesi fa. E allora dove sta la differenza? Ecco, a questo, almeno a questo, l’amletico allenatore azzurro una risposta la dovrebbe dare”.