Dolore, imbarazzo, turbamento. Roberto De Zerbi non riesce a pensare alla sfida con la Fiorentina in termini agonistici. Avrebbe preferito non giocarla questa partita, per il rispetto dovuto ad un ragazzo di 31 anni, per riguardo a tutto il mondo del calcio. «Faccio fatica a pensare come si possa approcciare una partita così. E’ stata una settimana difficile, perchè Astori era un uomo del nostro mondo. E un giocatore della
Fiorentina è come se fosse del Benevento, come fosse un mio giocatore. Chi fa parte di questo mondo, sa quanto sia pesante sopportare un dolore simile». La settimana fatta di allenamenti, di schemi, di esercitazioni tattiche è trascorsa in un clima irreale. Il tecnico bresciano lo trasmette con le sue parole e con il tono della voce: «E’ stato complicato allenare, non so davvero se sono stato bravo a preparare questa partita. La verità è che noi eravamo disponibili a qualsiasi soluzione, anche a rinviare tutto. Ma poi ci è stato detto che bisogna giocare e cercheremo di onorare la gara. Non è facile trovare motivazioni: una partita richiede carica agonistica, divertimento e nella vita ci sono cose più importanti del calcio. Giocare una partita dopo tre giorni dal funerale è pesante per loro, ma anche per noi». Non gli va di parlare di calcio giocato, di formazioni, di assenze. Le risposte dell’allenatore giallorosso girano sempre intorno allo stesso argomento: «Come si fa a parlare di aspetti ca lcistici dopo quello che è accaduto? Abbiamo solo voglia di rispettare il dolore degli altri, che è anche di tutti noi».
Dell’undici che scenderà inizialmente in campo, mancherà il brasiliano Sandro. Lo spiega bene De Zerbi: «Sandro rimarrà a casa, perché non è il momento di rischiare e perchè gli esiti strumentali hanno evidenziato ancora qualche problema». Combattuto tra la sua sensibilità di uomo e l’attaccamento al suo lavoro, il tecnico giallorosso prova a immaginarsi quello che potrà accadere domenica al Franchi: «Conoscendo me, i ragazzi che alleno e la società di cui faccio parte, avremmo voluto giocare questa partita in altre condizioni. Non so se il risultato sarà positivo o negativo, so che entreremo in campo per ottenere qualcosa di buono. Ma lo dico sin d’ora: non mi va, qualora dovessimo riuscire a vincere, ottenere questo risultato contro una squadra che ha subito questo lutto tremendo. Saremmo tutti pronti a retrocedere domani mattina, piuttosto che vincere sfruttando un momento tanto tragico». E’ ovvio che una volta in campo il modo migliore per onorare la memoria di Astori sarà quella di giocare al meglio questa gara: «In campo cercheremo di onorare Davide: rispetteremo il nostro lavoro facendo le cose al cento per cento. La vita va avanti, il tempo attutisce un po’ il dolore. Ecco, appunto, il tempo: dopo tre giorni si poteva anche soprassedere, mettendo da parte interessi personali. Non sarebbe accaduto nulla se ci fossimo fermati». Invece si gioca e il Benevento proverà a pensare che ha bisogno di punti per il suo progetto salvezza: «Per certi versi – chiude De Zerbi – questa atmosfera potremmo pagarla ancora di più noi non essendo parte direttissima in causa. Invece ci sentiamo partecipi, io, il presidente, i calciatori, i collaboratori, tutti allo stesso modo. Andare in un ambiente così ci tocca veramente: è così che ho vissuto tutta la settimana. Sono un libro aperto e faccio fatica a separare le emozioni dal lavoro».Corriere dello Sport