Non chiamatelo più folletto, termine che a primo impatto rende l’idea di qualcuno di piccolo. Anche se questo è il nomignolo appiccicatogli simpaticamente dai suoi tifosi, ma Mertens è un gigante, nonostante i suoi 169 cm di altezza.
Entrare nell’anima di questa città non è facile. Al di là dei luoghi comuni che si sprecano, Napoli ama chi la ama. Mertens ha fatto sue le dinamiche di vita della città partenopea e la vive a pieno. Fino a girare per le strade in incognito per aiutare i senzatetto e portare loro un pò di conforto, e qualcosa da mangiare. Mertens è quello che va dai bambini in ospedale per portare loro un momento di felicità. E’ quello che va nei canili, e aiuta ad accudire i cani abbandonati. Un cuore grande insomma, azzurro e grande.
A Napoli vuole riportare lo scudetto, come tutti i suoi compagni di squadra. Dries è quello che cerca il gol, e lo segna in tutti i modi che conosce. Di punta, di tacco, laterale, da fuori area, o vis a vis col portiere. Mertens dribbla gli avversari senza difficoltà, e molti assist per i gol dei compagni sono suoi. Un tuttofare insomma che si mette a disposizione della squadra, con quel suo “piedino” fatato. In fondo un Napoli così immenso, che sta facendo tante cose straordinarie, non poteva non avere come protagonisti giocatori straordinari.
Mertens è uno di questi. Innamorato folle della maglia che indossa, della squadra, della città, dei suoi tifosi. Anche se col tempo le sue caratteristiche si sono evolute, perchè qui non si tratta di cambiamento, ma di evoluzione. Non ha mai smesso di lavorare, nè di crescere.
La gara contro la Roma di sabato, nonostante la sconfitta, ha aggiunto un gol al bottino di reti accumulate da Mertens. Per adesso siamo a 17, ma mancano ancora tante gare alla fine della stagione. Tutto può succedere, e di certo Dries non resterà a guardare una classifica marcatori, che per lui è un altro traguardo da raggiungere.
Per essere delle grandi persone bisogna agire da “campioni”, sul campo come nella vita. Dries lo sa…e ha scelto di vivere così.
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A cura di Emilia Verde