Il calcio ripiomba nel dolore, un’altra morte inspiegabile. Questo il punto di vista di Gerardo Nigro, professore associato di cardiologia della Università «Luigi Vanvitelli», direttore della Unità operativa di aritmologia presso l’ospedale Monaldi, ricercatore ed esperto nel capitolo di estrema attualità della morte improvvisa, quella che ha colpito Astori in un albergo di Udine.
Cosa pensa, professor Nigro, della tragica fine del capitano della Fiorentina?
«Innanzitutto bisogna aspettare, prima di trarre ipotesi azzardate, sia il reperto autoptico che le analisi medico-legali e tossicologiche in corso, per poter successivamente individuare con una correttezza scientifica la genesi di un decesso per morte improvvisa in un giovane atleta, riconosciuto a priori, e deve esserlo per concetto, a cuore sano».
Quali le cause più frequentemente in gioco, nella dinamica della morte improvvisa?
«Si presuppone ovviamente che anche Astori, come tutti gli atleti professionisti che svolgono una attività agonistica di primo livello, sia stato più volte sottoposto ad esami cardiologici di routine, come l’Ecg, l’ecocardiografia e il test ecgrafico da sforzo. Le patologie cardiovascolari che potrebbero sfuggire a tale screening di base necessario per l’idoneità sportiva e tali da poter causare una morte improvvisa sono la displasia aritmogena del ventricolo destro’, le canalopatie, quali q-t’ lungo o q-t’ corto, o nel caso specifico, con maggiore probabilità, la sindrome di Brugada’, legata quest’ultima ad una alterazione del canale del sodio a livello delle cellule del miocardio».
Ci chiarisca queste patologie, anche in relazione allo specifico caso Astori.
«Quella che più facilmente sfugge agli esami di screening succitati e che possiamo ipotizzare come la più verosimile causa di morte improvvisa in questo caso, sempre con le riserve dovute, è sicuramente la sindrome di Brugada’, che si presenta con anomalie solo elettrocardiografiche e non sempre presenti però in tutti i tracciati eseguiti, diciamo pure alterazioni non stabili’ e non sempre visibili. Ed il decesso di questi pazienti avviene in età giovanile per fibrillazione ventricolare ed arresto cardiaco, e più frequentemente proprio di notte, o durante episodi di febbre alta. Ma comunque quasi mai durante uno sforzo atletico, come invece accade nelle morti improvvise da displasia aritmogena del ventricolo destro’. Si ricordi, in merito, il caso di Pier Mario Morosini, il calciatore del Livorno che morì appunto sul campo da gioco».
Abbiamo possibilità di individuare preventivamente queste patologie così subdole e dall’ esito letale?
«Innanzutto i controlli elettrocardiografici, in ambito sportivo, dovrebbero essere sempre eseguiti e visionati non da semplici tecnici, ma da cardiologi esperti in aritmologia e in elettrofisiologia. E grande importanza si deve dare allo studio della familiarità per morte improvvisa, eventi sincopali e patologie cardiovascolari in età giovanile. Anche una anamnesi corretta ed accurata può infatti servire ad evitare drammi atroci come quello di Davide Astori».
Esistono rimedi farmacologici per tale cardiopatia a rischio morte improvvisa?
«Purtroppo, al momento non esiste una valida terapia farmacologica, e l’unico trattamento salvavita è costituito dall’impianto di un defibrillatore automatico».
Fonte: Il Mattino