Il Napoli arriva su questa splendida isola con la possibilità di allungare su quelli là, la cui partita è stata rinviata per le avverse condizioni climatiche viste di solito solo nella steppa russa.
Condizioni proibitive che, probabilmente, sarebbero state le uniche difficoltà che avrebbe trovato la squadra di Torino in campo, vista la formazione, diciamo sperimentale, che l’Atalanta avrebbe schierato, composta da tre primavera alle prime armi, un esordiente, un paio di sostituti, un tifoso e forse un magazziniere.
Rinvio che sembra aver lasciato con l’amaro in bocca una nota conduttrice, per paura che poi, i suoi beniamini, possano incappare in una sorta di pressione psicologica nel caso dovessero trovarsi a -4.
Un modo come un altro per lanciarci maledizioni, insomma, e che il sottoscritto cerca di esorcizzare con i soliti gesti apotropaici di cui ancora una volta per decenza, vi risparmio i particolari.
Vedremo.
La partita inizia subito con il Napoli che vuole vincere, e in 5′ minuti va vicino al goal in due occasioni, ma, forse per colpa del clima siberiano, siamo ancora freddi e sbagliamo come fessacchiotti.
Dopo questa sfuriata iniziale anche il Cagliari però, deciso a voler vendere cara la pelle, come da bellicose dichiarazioni della vigilia, si rende pericoloso, con l’ex Pavoletti che già al decimo minuto ha toccato più palloni che in un anno e mezzo di Napoli.
La partita è così, bella e avvincente, con gli azzurri che si rendono pericolosi più volte, ma che lasciano spazio pure agli avversari e all’asiatico Haan, che prende di mira M.Rui e lo sfotte in un paio di occasioni.
Tutto ok, soffriamo, reclamiamo un rigore su Mertens a cui un giocatore rossoblu tenta di portar via la maglia forse come souvenir e poi passiamo in vantaggio con Callejon, che alla terza occasione finalmente la butta dentro con un tiro di prima intenzione all’angolino, ottimamente servito da Allan l’invincibile.
Un occhio alla VAR, come da prassi, e 0-1.
Il Cagliari sembra sciogliersi e ci lascia giochicchiare fino allo scadere del primo tempo quando dopo una splendida azione di Hysaj troviamo il raddoppio con Mertens.
Tutto bellissimo, anche i due minuti di attesa per la solita VAR che pure stavolta ci dà ragione.
Chiudiamo in vantaggio il primo tempo e possiamo pure recriminare per il basso numero di goal fatti.
Chest’è.
Il secondo tempo, nonostante la buona volontà del Cagliari è un massacro.
Sotto gli occhi di un esterrefatto Cannavacciuolo, in curva tra i tifosi, il Napoli cucina gli avversari flambe’, detto alla napoletana, praticamente li fa una “lampa”.
Prima con Hamsik, autore di un goal favoloso, poi con Insigne su rigore, e in ultimo, allo scadere, addirittura con Mario baffetto Rui, che prima tenta il goal in diagonale e poi lo trova su calcio di punizione alla Maradona.
Che già nominarli nella stessa frase è quasi blasfemo, addirittura paragonarli è perseguibile per legge.
Ma io sono un uomo che ama rischiare.
0-5 alla fine, come l’anno scorso.
Dispiace, però per la povera conduttrice televisiva a cui abbiamo intossicato il lunedì; per Cragno, portiere del Cagliari, che ha dichiarato che avrebbe fatto volentieri un piacere a quelli là e a cui abbiamo rovinato un sogno; per i tifosi cagliaritani, sempre così gentili nei nostri confronti; e per tutti quelli che aspettano con ansia un nostro passo falso.
Dispiace per tutti insomma, e voglio scusarmi io per questi ragazzi, così dispettosi e irriverenti, ma il fatto
è che a ‘sti fetenti piace proprio assai stare lla’.
E ve lo dico, non solo a loro comunque.
A cura di Vincenzo De Lillo