Ciccio Marolda: “Nessuna rivoluzione in attesa del gran finale”

Marolda

L’editoriale di Francesco Marolda sul Corriere dello Sport. Il Napoli di Germania, il rispetto, il gran finale…

Sette titolari più due paratitolari, Maggio e Zielinski. Non fa la rivoluzione il Napoli tedesco. Tutt’altro. E’ serio. Non si snatura. Stavolta rispetta tutto e tutti, ricambia l’oltraggio al Lipsia e gonfia ancor di più il rammarico per quel che poteva essere e invece non è stato. Ma tant’è. Comunque sia, è commendevole l’allenatore azzurro che così facendo s’è caricato per intero l’errore, la responsabilità di quelle scelte infelici e di quel calcio “cialtrone” dell’andata. Si batte il petto il signor Sarri, sfiora l’impresa, s’appella alla clemenza della gente, ma, mannàggia, quel che è fatto è fatto. Il Napoli non riesce a rimediare e allora fuori tre. Dopo la Champions e la coppa Italia, ora è amaro ed ufficiale: il Napoli, pur avendo tutto per puntare alla finale, saluta l’Europa League. Sorpresa? Macché. Solo amarezza perché quest’addio se l’è cercato con quell’andata senza senso, senza gioco, senza una ragione che non sembrasse un certificato di rinuncia. Sì, sembrò un calcolo, una scelta azzardata e nonostante il tentativo di metterci una pezza la brutta sensazione resta e come. Ma tant’è. E ciò vuol dire che da questo momento “da Proceda a Resina”, come canterebbe Renato Carosone, si parlerà e si ragionerà solo di campionato. Di scudetto. Perché è su questo che il Napoli ora punta tutte le sue fortune: dal successo del suo gioco affatturante, al rinnovato sogno di grandezza sino alla passione della gente, chiesta ed ottenuta in prestito gratuito.
E ora, petto in fuori e nessun tentennamento: questa la sintesi azzurra per l’ultimo strappo di stagione. Un progetto semplice, ambizioso, ancorché pericoloso, è vero. Ma del resto, non può esserci scommessa senza rischio e quella del Napoli è una scommessa forte: da ricco marinaio o povero pescatore. E tutto per “colpa” d’una Juve che a due terzi del cammino resiste e cede un solo punto al Napoli più esplosivo e travolgente della storia. Della storia recente, si capisce.
Punto a punto, dunque. “La sfida più lunga del mondo”, così la racconterebbe Osvaldo Soriano, con il Napoli travestito da Estrella Polar e la Juve da Deportivo Belgrano, che dopo dieci campionati vinti di fila, alla fine fu costretto ad inchinarsi all’avversario sfrontato e irriverente. Storie belle di pallone, come quella che sta scrivendo il Napoli di Sarri. Storie che per essere ricordate meritano però un finale tricolore.

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