Sarri col viso stravolto ha il broncio del giorno della battaglia, quando non c’è più spazio, né tempo, per potersi rilassare. La voce bassa, a volte un sussurro, per tenere a bada pensieri e parole. «Non parlatemi di questo record o di altri… che faccio gli scongiuri». Tutta colpa di quel secondo gol che non è arrivato e che ha costretto il tecnico del Napoli a sofferenze senza fine.
Aveva bisogno di una risposta dopo il ko di giovedì?
«Qualcosa mi aspettavo anche se certe polemiche non le ho capite perché non è vero che non abbiamo onorato l’impegno di Europa League. È vero solo che abbiamo fatto ruotare tanti giocatori perché le nostre maggiori esigenze sono in campionato. Chi è settima o ottavo può forse permettersi l’esatto contrario, ma noi no. E anche la città ha fatto una scelta, come l’abbiamo fatta noi».
Che gara è stata quella con la Spal?
«Una partita che ci siamo dimenticati di mettere al sicuro. Probabilmente l’abbiamo tenuta in pugno talmente tanto che ci siamo rilassati, abbiamo pensato che non ci fosse bisogno di fare un altro gol. Però non ho visto per tutta la gara la cattiveria che ho visto nei primi venti minuti. In ogni caso il risultato finale non rispecchia la partita».
In fondo, gli avversari non hanno fatto mai un vero tiro in porta.
«È così. Non abbiamo mai avuto alcune percezione di un timore. Però a un certo punto mi è venuta in mente la gara con il Sassuolo dell’anno scorso, quando con una sola conclusione loro hanno pareggiato la partita. Non possiamo arrivare al 90′ con un solo gol di vantaggio perché non si sa mai quello che può succedere».
Un po’ troppo leziosi gli azzurri, non trova?
«Sì, abbiamo portato troppo a spasso la palla, certo sia sotto il punto di vista tattico che quello tecnico abbiamo giocato su buoni livelli. Abbiamo difeso in alto, concedendo pochissimo terreno. Però ho rivisto entusiasmo, quello che invece non ho visto giovedì con il Lipsia. Da settembre abbiamo faticato a trovare le giuste motivazioni in Europa perché la mia squadra ha la testa solo al campionato e non anche alle altre manifestazioni».
Parliamo dei singoli: Allan?
«In questi tre anni i suoi passi in avanti sono stati continui e in questa stagione credo che sia nel pieno della sua maturità calcistica. Anche se qualche margine di miglioramento ce l’ha ancora».
Insigne continua, invece, a non segnare.
«Solo un fatto casuale. Perché mi sembra che vada molto spesso al tiro. Ma se continua così il gol sarà naturale conseguenza delle sue prestazioni»
Lo scudetto si decide all’ultima giornata?
«Sì, sperando che all’ultima giornata la classifica sia ancora questa».
Giovedì c’è il ritorno a Lipsia.
«Dobbiamo riscattare l’ultima prestazione. Ma è chiaro che per me ci sono delle difficoltà a motivare la squadra in partite che non siano quelle di campionato».
Questa fuga con la Juve continua. Cosa sarà decisivo?
«Penso solo a Cagliari. Dove ci sarà una partita difficile. Mancano troppe gare alla fine e sarebbe una follia andare oltre al match di lunedì prossimo. Non bisogna guardare lontano. E prima ancora che al Cagliari, bisogna pensare alla partita tosta di Lipsia e vedere se ci sono margini per riaprire il discorso…».
Mertens non ha brillato?
«Ha giocato lontano dalla porta che era un po’ quello che volevamo. Non penso si sia fatto condizionare dalla caviglia. Ma ha creato sempre situazioni pericolose».
Allegri dice che lei adesso ha solo il campionato e che ne potrebbe essere ossessionato. Lo è?
«L’ossessione è un sentimento illogico che può avere risvolti positivi ma che può dare scariche di adrenalina ad un gruppo. È un sentimento che però alla lunga può avere anche aspetti negativi».
Sempre Allegri, per restare in tema, dice che a chi piace giocare in contemporanea può andare in Lega Pro.
«In Lega Pro ci sono tanti ottimi allenatori, come Silvio Baldini, per cui ho una stima profonda. Quindi non ho nulla contro questa categoria».
Ma Milik è pronto?
«Lo vedo abbastanza bene. Però con lui sono stato chiaro: lo convoco se mi dice che può giocare sennò non ha senso che lo porto con me per fare il turista. Io ho lasciato la porta aperte. Quando si sente pronto a essere disponibile me lo dice e lo porto in panchina e se è il caso lo faccio giocare. Si deve sentire un giocatore. La mia impressione è che stia uscendo meglio di un anno fa dall’infortunio».
Fonte: Il Mattino