A “modo suo” – L’analisi sorridente, ma non troppo, di Napoli-Lipsia

Analisi Napoli-Lipsia
Dalle dichiarazioni della vigilia, il buon Sarri ha velatamente fatto capire che gli fa piacere giocare quest’ Europa League, almeno quanto farebbe piacere a me andare al matrimonio di una parente sconosciuta di mia moglie, un giorno feriale di agosto alle 15:00, che so’, in Culonia.
Insomma, diciamo che non è che ci tiene assai assai.
Come il pubblico del resto, che si è visto più numeroso perfino al cinema in occasione del film di Gigione. Per dire.
Non stupisca quindi la formazione sperimentale che il mister ha deciso di mandare in campo:
5 titolari su 11, ma solo perché non si possono schierare i raccatta palle e i massaggiatori, per cercare la qualificazione contro i temibili tedeschi, secondi in campionato e quindi un bella *”Galletta di Castellammare” da spugnare.
(*Biscotto tipico di quella zona, famoso per la sua ineluttabile, quasi geologica, durezza e impermeabilità’.)
La partita quindi, considerando approccio mentale, motivazioni, forze in campo e genio, soprattutto, rispecchia esattamente tutto ciò.
Noi che non riusciamo a fare due tocchi di fila, dai semplici passaggi ai falli laterali, e i tedeschi che invece fanno di tutto per portare a casa un risultato positivo.
Il primo tempo però, nonostante i tedeschi si rendano più pericolosi, per lo meno nell’atteggiamento, finisce con un anemico 0-0.
Il secondo tempo è di tutt’altra musica però.
Un requiem, azzarderei.
Il Lipsia parte più forte di prima ma spingendosi in avanti, si offre al nostro contropiede che a sorpresa porta al goal del vantaggio.
A sorpresa un po’ per tutti, poi: per i tedeschi che non se l’aspettavano, per noi che sembravamo puntare ad un onesto pareggio e per l’autore del goal, il giovane Ounas, che segna addirittura con il piede sbagliato, dopo che, fino ad allora, aveva toccato solo tre palloni di esterno sinistro e nulla più.
E nemmeno precisissimi.
-Incredibile, vuoi vedere che questi mo’ si galvanizzano e finiamo come la Lazio?
Penso fiducioso. Purtroppo no.
Perché era meglio che non fossimo mai passati in vantaggio vista la reazione del Lipsia, che, in sostanza, in una mezz’oretta, ci prende a pallonate, approfittando anche del fatto che, oltre alle motivazioni, hanno potuto contare anche su un uomo in più, il caro Diawara, cui l’assenza prolungata dal campo ha creato dei disagi esistenziali evidenti.
-Chi sono io?
-Cos’è sta cosa rotonda?
-Con chi gioco?
Sembra domandarsi per tutti i 90′.
Il ragazzo, quindi, scosso nell’animo da tutte queste domande, quasi matematicamente, non indovina nessun passaggio se non quelli per gli avversari, e, grazie anche al Kalidou nella versione Horror di Fideleff, e ad un altro paio di compagni concentrati e attenti come sarei io ad un seminario sulla fisica quantistica, regalano gioco, contropiedi, campo e goal agli avversari.
A nulla serve l’ingresso di Allan, Insigne e M.Rui, se non a risparmiare i fischi finali a quelli usciti prima e far fare una barbina figura pure ai sopra citati.
Ormai la frittata è fatta, ed è venuta proprio bene.
Il Lipsia ci batte 3-1 chiudendo praticamente sul campo la pratica qualificazione, mentre in testa nostra, probabilmente, questa era chiusa già da dicembre, quando sono usciti gli accoppiamenti.
Non fa niente non è un dramma, anche se, siamo onesti, le figure di m***a sono sempre difficili da digerire.
E per questa ci vorrà una dose di bicarbonato massiccia.
A cura di Vincenzo de Lillo
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