Il pensiero sul Napoli di Ciccio Marolda lo esprime sul CdS:
“Certo, c’è un appuntamento di ritorno che potrebbe riservare incredibili sorprese, però che cosa strana: il Napoli mette a rischio pure questa terza coppa e per molti è come avvertire un senso di liberazione. Ma non è così: per tant’altri, infatti, sarebbe un’amarezza, qualcosa da spiegare cercando argomenti convincenti. Perché? Perché, al di là di qualche scontata e dovuta dichiarazione d’ordinanza, era ed è chiaro a tutti che al Napoli, almeno in questa stagione, l’Europa interessa poco o niente. Del resto, se – ed è una fastidiosissima impressione – non ha fatto tutto quanto poteva per restare in piedi in Champions, perché mai oggi dovrebbe dannarsi per andare avanti in Europa League? E poi, a partire da quella prima discutibile formazione contro lo Shakhtar, i messaggi dell’allenatore sono sempre stati chiari. Più o meno: la squadra sembra avere delle preferenze, sembra tenere più al campionato che alle coppe, ha ripetuto spesso. E i messaggi sono arrivati puntuali a destinazione se è vero come è vero che anche ieri sera gran parte del popolo del tifo se n’è rimasto a casa. Intendiamoci, si può non condividere la scelta, però bisogna rispettarla. A patto, si capisce, che per il Napoli sia altrettanto chiaro che facendo quella scelta – forse inconsapevole all’inizio, ma ponderata adesso – ha preso con la città e con i napoletani un impegno non da poco. Un impegno che si chiama scudetto, senza il quale, dopo anni di preparazione, di crescita, di gioco ammaliante e di certificati di sana e robusta costituzione anche nei conti, senza il quale, si diceva, la stagione da eccellente diventerebbe di colpo deludente. E senza il quale bisognerebbe anche avere l’onestà di chiedersi se il ciclo sarriano può avere un futuro oppure no. Brutti pensieri, è vero. Paure da prendere a calci e mettere alla porta, ma con due coppe abbandonate e la terza messa a rischio, beh, bisogna essere chiari sino in fondo. Senza dimenticare, è ovvio, quel privilegio che si chiama primo posto e quella certezza che col Napoli al completo è il suo gioco affascinante. Largo all’ottimismo, dunque? Perché no. Tenendo però a mente che quando si prende un impegno bisogna rispettarlo. Perché, hai voglia a dire e a fare, ma è venuto il momento di trasformare quel gioco ammaliante, ammirato ovunque, in gioco finalmente anche vincente. Almeno qui. In Italia. E quel momento ora è arrivato”.