Rudy Krol, ospite del Mattino
«Vedere il Napoli è uno spettacolo puro, il secondo tempo con la Lazio è tra i più belli mai visti giocare in Europa in questa stagione. Michels, il nostro grande generale, sarebbe un grande ammiratore di Sarri e delle sue idee di calcio». Ha quasi 69 anni ma ne dimostra almeno dieci di meno. Se non di più. Con i campioni dell’Ajax e dell’Olanda rimbambiva gli avversari, giocando al ritmo delle canzoni dei Doors, dei Rolling Stones e dei Pink Floyd. Fino al suo arrivo, nel 1980, quattro anni prima di Maradona, Napoli aveva amato pochi altri: Sallustro, Jeppson, Pesaola, Vinicio, Sivori e Altafini. «Mi portavano il pesce fresco ogni mattina. E c’era chi mi lasciava sotto la mia casa di Posillipo bigliettini tipo: Maestà, site nu’ babà».
Krol, diceva di Rinus Michels.
«Il segreto di quell’Ajax era il lavoro. Uno pensa che magari noi non ci allenavamo, o che lo facevamo poco e male e che passavamo il tempo nei bar di Amsterdam a sentire gli amici suonare il rock. Invece no. C’erano un paio di posti di ritrovo fissi ma Michels pretendeva allenamenti intensi. E non ci dava tregua. Con lui il martedì e il venerdì c’erano due sedute, di mattina e di pomeriggio. Senza sosta. Proprio come questo Napoli che si vede che ha la forza di chi lavora ogni giorno alla ricerca delle perfezione».
Può riuscire, questo Napoli, a vincere il primo scudetto dopo quelli di Maradona?
«Il traguardo è più vicino di quello che sembra. Io non riesco a non vedere una partita di questa squadra, ne sono stregato, ammirato. Il pallone è sempre in movimento e sempre in avanti. Con il Manchester City gli azzurri sono i più degni eredi del calcio-spettacolo dell’Ajax e dell’Olanda negli anni 70. Deve però vincere, questo aspetto è quello che fa la differenza: perché giocar bene senza successi fa poi vivere di rimpianti».
Lei ne ha per le due finali mondiali perse nel 74 e nel 78?
«Baratterei le due medaglie d’argento per una Coppa del Mondo. Di quei complimenti sono sempre stato fiero, in Argentina ero anche il capitano dell’Olanda. In Germania Occidentale abbia incantato il mondo con Cruyff, Rensenbrink e Haan, Neeskens e Suurbier. Ma se ci ripenso mi accorgo che mi manca qualcosa. Siamo passati alla storia per il primo gol in finale senza far toccare palla ai tedeschi. Ma poi hanno vinto lora. Sì, mi manca qualcosa. E ne ho la certezza quando ripenso alla fine che hanno fatto le due medaglie per il secondo posto…».
Che fine hanno fatto?
«Non lo so. Forse le ho buttate. Proprio perché non hanno alcun valore».
Insomma, una lezione che può servire anche a questo Napoli?
«Sarri ha creato questa squadra facendo crescerla un passo alla volta. Stasera c’è il Lipsia, mi piacerebbe che il Napoli giocasse una partita a testa alta: capisco che c’è il campionato, ma la mentalità si costruisce non trascurando neppure partite come quella con i tedeschi. Ma alla fine arrivare primi è importante, è il fine stesso del giocare bene».
Cruijff, il Pelé bianco, valeva il 50 per cento di quell’Ajax?
«Era il fuoriclasse. Abiamo vinto anche senza di lui ma aveva qualcosa di magico».
E nel Napoli?
«Mi piacciono tanti giocatori, anche se da difensore devo dire che sono ammirato dalla saggezza di uno come Koulibaly che in poco tempo è divenuto uno dei migliori in quel ruolo».
Il paragone con lei?
«Ma no… Io vengo da un mondo dove ogni domenica cambiava il tipo di pallone e il suo peso. Prima di calibrare un passaggio lungo ne dovevo sbagliare almeno un paio. E in Italia era persino peggio, era tutto diverso da stadio a stadio. A Pellegrini lo facevo ammattire».
Con l’Ajax di Michels, e poi di Kovacs, vinse tutto quello che era possibile vincere: sei campionati, quattro Coppe d’ Olanda, tre Coppe dei Campioni consecutive, una Intercontinentale e anche una Supercoppa. Però…
«Però è Napoli il posto del mio cuore, non riesco a mettere da parte questa città, l’amore che mi ha dato. Sognavo lo scudetto, sarebbe stato fantastico. Non so se senza terremoto sarebbe andata a finire allo stesso modo. Ma quello che questo posto mi ha dato, non l’ho ricevuto da nessun altro».
Sono passati 40 anni. Ancora ci pensa?
«Ci ho pensato dopo aver visto il gol di De Vrij dopo tre minuti. Ecco, non si fa. Ci vuole la massima attenzione perché mica è sempre scontato poter rimontare come hanno fatto poi gli azzurri. Noi abbiamo buttato tutto al vento per quell’autogol di Ferrario con il Perugia nell’81 dopo pochi secondi. Ed è per questo che ci vuole concentrazione massima. Sempre».
Younes dell’Ajax pare abbia avuto un ripensamento. Vuol dirgli qualcosa?
«Ho visto, letto. Non so cosa ci sia dietro. Dico solo che è follia avere la possibilità di venire a giocare a calcio in questa città e non farlo. Il calcio si respira in ogni angolo di Napoli. Qui ti fanno sentire un re, anche se sei solo un calciatore».
Come vede questo duello con la Juventus?
«Emozionante. Nessuna delle due potrà vincerle tutte da qui alla fine e allora sarà importante mantenere la tranquillità. Ed arrivare pronti allo scontro diretto».
Fonte: Il Mattino