Analisi di Napoli-Lazio 4-1
In contemporanea con l’ultima puntata di Sanremo, al San Paolo va in scena il match tra gli azzurri e i laziali biancocelesti.
A me, ovviamente, di Sanremo non me ne può fregar di meno per cui sono in prima fila sul mio divano già dalle 19:30 in preda all’attesa per una partita che si preannuncia molto difficile per gli azzurri, per lo meno quanto per me indossare una taglia 50.
Questo perché il Napoli si appresta ad affrontarla con il morale sotto i piedi, dopo aver saputo del nuovo infortunio di Ghoulam, che in pochi mesi sta raggiungendo velocemente lo stesso numero di operazioni chirurgiche della Vanoni; con Hysaj e Mertens a mezzo servizio e con Tonelli al posto di Albiol; obbligato a vincere dopo che quelli là si sono presi il primo posto con la solita prestazione ricca di forza, tecnica e il sempre presente “DERETANO”, il loro tredicesimo uomo in campo (il 12esimo è sempre l’arbitro, dice qualche malpensante…); e soprattutto dopo il fatto che la Lazio, venendo da due sconfitte consecutive, sarà incacchiata forte.
Le premesse ci sono tutte quindi per affrontare una partita piena di difficoltà e, infatti, nemmeno 4 minuti e il Napoli è già sotto.Cross dalla sinistra di Immobile e De Vrij, spuntato come il classico munaciello dietro le spalle dei difensori nostrani, la tocca forse di suola facendo 0-1, come all’andata. Reina incredulo sbotta: Mamma mia, n’ata vota!?
Siamo sotto, niente di nuovo, ormai siamo degli habitué. Il Napoli accusa il colpo, Sarri imbestialito manda a quel paese chiunque si trovi nel suo raggio visivo: giocatori nostri e loro, raccatta palle, arbitri, tifosi e fotografi.
E fa bene. Gli azzurri hanno bisogno di una sveglia, girano a vuoto sotto i colpi della Lazio, sopratutto di Milinkovic Savic, fenomenale giocoliere e onesto randellatore, che fa praticamente quello che cacchio gli pare. Tra sombreri, tunnel, tocchi di suola e manate sparse sui visi innocenti dei nostri.
Praticamente per 43 minuti non riusciamo mai a tirare a porta esponendoci al contropiede laziale in più un’ occasione e che solo grazie alla loro imprecisione non diventa veramente pericoloso.
Poi all’improvviso, come spesso avviene, la gioia. Punizione battuta velocemente a cercare e trovare Callejon sul filo del fuorigioco e José Maria non sbaglia. Un attimo che la VAR controlla…..….GOAL!
Pareggio, possiamo esultare.
Un minuto ancora, giusto il tempo per far espellere Sarri che si sbatte, “sparpettea”, urla, sbraita e a momenti vomita pure verde come la tipa dell’esorcista, che finisce il primo tempo.
1-1 meno male, ce l’eravamo vista brutta.
La squadra entra in campo assatanata come il mister e in 11 minuti stravolge risultato, giochi e me sul divano, sotto gli occhi e soprattutto le sigarette del Mister, che incatenato in tribuna può tranquillamente farsi fuori la sua bella stecca di Nazionali senza filtro, senza nessun divieto.
Prima passiamo in vantaggio, grazie ad un’autorete del possente Wallace, che perde misure e dignità su un cross quasi innocuo di Callejon e poi allunghiamo con un goal in compartecipazione M.Rui/Zielinski che ha tutti i crismi per essere considerato un gollonzo classico da Gialappas Band. M.Rui fa partire un tiro senza pretese e Zielinski, subentrato a Hamsik, devia in porta involontariamente, ma con un gran sedere, spiazzando il portiere biancoceleste.
3-1 ed è pure poco se andiamo a contare tutte le occasioni create in questi minuti!
La Lazio tutta grinta, fisico e tecnica del primo tempo, muore così, senza riuscire a opporre resistenza.
Il Napoli però non è domo e, dopo un’azione che nemmeno alla Playstation potrà mai essere realizzata, segna pure il quarto goal con Mertens servito da Zielinski. Un bignè dolcissimo e morbido alla sua maniera.
4-1 gioco e incontro come all’andata.
Il resto del tempo è una melina travestita da partita, in cui la Lazio ha più paura di aumentare la scutuliata, che voglia di reagire, e il Napoli si accontenta: se va bene a loro, figuratevi a noi.
Ci sarà l’ora dei lupi e degli scudi frantumati quando l’era degli uomini arriverà al crollo, ma non è questo il giorno! (Cit.Il Signore degli anelli) Perché oggi, stamm’ ancora la’.
A cura di Vincenzo De Lillo