Lippi ai microfoni della Gazzetta dello Sport
Chi le piace dei giovani?
«Cristante. Ogni volta che lo vedo ha quattro/cinque occasioni da gol, s’inserisce senza palla, colpisce di testa. Poi Pellegrini, Chiesa, Bernardeschi. Barella, ma sia meno aggressivo. E Caldara, serio, giusto: mi piace come si esprime».
Il Napoli non ha la Champions ma il Lipsia in Europa League. Cosa significa per lo scudetto?
«Bisogna capire come Sarri affronterà le coppe, la gestione delle partite. In campionato ha un punto in più, è comunque un vantaggio, ma in quindici partite tutto è possibile».
Sarà una bella delusione per chi perde tra Juve e Napoli…
«Se lavori così bene non devi deprimerti. Però i punti di vista sono diversi. Se vince il Napoli, la Juve potrebbe dispiacersi fino a un certo punto, dopo sei scudetti e magari con la Champions nel mirino. Se il Napoli non ce la fa, psicologicamente sarebbe più dura: è una grande perché è stabilmente tra le prime tre, ne ha consapevolezza. Sarebbe un brutto colpo».
Riduttivo dire che Allegri-Sarri è creatività contro collettivo?
«Il discorso è più semplice. Sono due grandi allenatori diversi, inseguono il successo in modo diverso. Gli automatismi del Napoli non sarebbero praticabili cambiando formazione ogni settimana: quello di Sarri è un calcio bello, positivo, offensivo. La Juve ogni tanto ha una giornata più negativa, cambia spesso uomini e sistemi. Allenando da quarant’anni so com’è difficile far giocare bene ed è notevole che Sarri ci sia riuscito così presto. Però un allenatore non è solo gioco».
Sarri si lamenta troppo, Allegri giustifica il brutto gioco…
«Ma sono schermaglie sempre successe, botta e risposta che coinvolgono tutti, dai presidenti ai ds: si fa tutto per dare fastidio ai rivali».
Sacchi ha detto che il Napoli non ha fuoriclasse.
«Per me Mertens, Insigne e Hamsik sono fuoriclasse. Certo oggi la Juve ha due squadre».
Juve, Napoli e poi le altre. Che cosa succede all’Inter?
«Capisco il dispiacere dei tifosi: anche quest’anno, dopo una grande partenza, s’è spenta, come sgonfiata. Spalletti aveva creato presupposti psicologici buoni, però siamo sinceri: escluso Icardi, che mette dentro il 90% dei palloni, ci sono buoni giocatori ma non straordinari. Riguardo alle frasi di Spalletti ai tifosi, mi sembra non ci sia niente di nuovo».
La sfida tra Roma e Lazio può essere anche letta come confronto Inzaghi-Di Francesco.
«Che bravi. Di Francesco lo seguo dai tempi del Sassuolo, lo faceva giocare come una grande d’Europa, 4-3-3, aggressività, pressing, tagli di attaccanti con e senza palla: non ha retto il doppio impegno, ma era spettacolare. Alla Roma sta mostrando la stessa mentalità. Inzaghi è una sorpresa per come gestisce tatticamente e organizzativamente squadra, turnover, situazioni. Ma non vorrei dimenticare gli altri».
Fonte: Gazzetta