Edy Reja, ex allenatore del Napoli, ma anche della Lazio, si godrà la gara di sabato con un occhio particolare. Da ex allenatore, conosce le dinamiche di entrambe le squadre, e anche l’ambiente che le circonda. Reja sa quanto sia importante, anche per la piazza, vincere, per tutte e due.
Reja ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport, in cui parla con affetto di entrambe le squadre. Ed esprime con rammarico la mancanza di stare in campo ad allenare.
«Mi manca l’adrenalina del lavoro quotidiano, delle partite. Vediamo se succede qualcosa…».
Mister, che partita si aspetta sabato sera?
«Altamente spettacolare, come del resto lo è stata quella dell’andata».
Partiamo dalla capolista: quanto le piace la squadra di Sarri?
«Tanto, io godo nel vedere giocare il Napoli. Secondo me, pratica in assoluto il miglior calcio degli ultimi anni. Magari non sempre riesce a essere brillantissimo perché per caratteristiche deve andare costantemente a mille all’ora, però adesso ha limitato molto i cali di concentrazione del passato».
In cosa questo Napoli è diverso da quello anche solo dello scorso anno?
«Ora è costantemente dentro la partita, prima prendeva qualche gol di troppo non appena abbassava l’intensità. Si vede che l’esperienza ha fortificato un gruppo che è migliorato nella gestione delle partite. Gli azzurri non si chiudono neppure quando sono in vantaggio ma riescono comunque a rischiare poco».
Teme il rischio usura per i «titolarissimi» di Sarri?
«Scegliere quasi sempre gli stessi interpreti potrebbe essere un limite in considerazione del fatto che sta per ricominciare l’Europa League, una competizione molto dispendiosa dal punto di vista psicofisico. Lo so per esperienza, con la Lazio perdemmo una qualificazione alla Champions proprio per le troppe energie lasciate in campo internazionale».
Si può ovviare al problema?
«Credo che il Napoli debba cambiare molti interpreti già contro il Lipsia evitando così di spremere i “soliti noti” e affrontando l’impegno senza eccessive pressioni. Del resto, gli azzurri non hanno l’organico della Juventus che ha pure la capacità di cambiare spesso pelle, andare oltre i tanti infortuni e risparmiarsi quando è giusto farlo. Allegri è un grande sul piano tattico e i suoi uomini non mollano mai. Però mi auguro che, stavolta, sia il Napoli a vincere il campionato».
La Lazio, invece, può ambire ad un piazzamento Champions?
«Assolutamente sì, anche se pure loro dovranno fare i conti con l’Europa League e con la semifinale di Coppa Italia. Però, la rosa è ben strutturata».
Di chi sono i meriti?
«Di Simone Inzaghi, sicuramente, ma anche di Tare che ha fatto nuovamente un grandissimo lavoro. Sta spesso defilato, ma è un protagonista di questi ottimi risultati. È andato via Biglia, che era importantissimo, e lo ha sostituto alla grande con Lucas Leiva. Ha dato fiducia lo scorso anno ad Immobile quando erano in pochi a crederci e sui giovani non sbaglia mai. Ha visto che passo che ha Marusic? Di Milinkovic poi è anche superfluo parlare».
Quale è, secondo lei, l’arma in più di questa Lazio?
«Il fatto che sia stata costruita secondo le indicazioni tattiche di Inzaghi, che le ha dato una precisa identità. Seppur con più qualità, ricorda un po’ il mio Napoli. Io impiegavo Hamsik proprio come Inzaghi impiega Milinkovic e poi avevo il Pocho Lavezzi per ripartire a tutta proprio come fa spesso la Lazio. Gioca un calcio “verticale” e organizzato».
La prossima settimana al San Paolo arriva la sua Spal. Preoccupato per i ferraresi?.
«Semplici ha fatto un lavoro straordinario. Ora a causa della classifica li vedo giocare poco sereni. Ma sono usciti rafforzati dal mercato, con la giusta grinta possono salvarsi».