Anche lui è sempre stato un allenatore in tuta. Quasi sempre concentrato a leggere la partita tra le gambe dei giocatori. «Sarri sta cambiando, prima era la bellezza al centro di tutto e solo quella. Ma adesso è chiaro che bada anche al risultato. Come è successo a Benevento». Francesco Guidolin, ex tecnico del Vicenza che soffiò al Napoli la Coppa Italia nel 1997, ha diverse cose in comune col tecnico azzurro. Oggi è uno dei commentatori e opinionisti di punta del canale Fox Sport. «L’allenatore dev’essere un educatore di gioco e di giovani», ripete. Guidolin ha portato due volte l’Udinese in Champions, ha riempito le tasche dei Pozzo valorizzando sconosciuti e ha divertito con un gioco di alta qualità.
Guidolin, sembra di vedere un duello stile Barcellona-Real Madrid nella Liga, invece è Napoli-Juventus in serie A.
«Vero. È questo rende il nostro campionato finalmente avvincente, tra una squadra che ha dalla sua la forza di chi sa vincere in un modo o in un altro e un’altra che ha fame di vittorie perché lo scudetto manca da troppo tempo».
Non è difficile capire chi è l’una e chi è l’altra...
«La voglia di vincere del Napoli può essere determinante, così come l’attesa della città e dei tifosi possono dare una spinta in più. In questo testa a testa l’aspetto psicologico può essere fondamentale».
C’è poi il campo?
«E il Napoli è cresciuto nel suo progetto. La bellezza del suo gioco, unico. Ma anche la solidità degli ultimi tempi. Quanti gol ha preso in trasferta? Credo pochi. E la testa bada ancor di più alla concretezza e questo spinge a commettere meno errori, a non compiere leggerezze. In uno stile che è quello di Sarri».
Domani… la Juve va a Firenze e il Napoli ospita la Lazio. Può succedere qualcosa?
«Di sicuro nulla di decisivo. Certo, una delle due può fermarsi o rallentare, ma non cambierebbe lo scenario: è impossibile credere che in caso di stop, una si arrenda e dia il via libera all’altra. Il campionato si decide in un altro momento».
Lo scontro diretto?
«Ecco, arriva tardi in campionato e quella notte potremmo avere le idee più chiare. Ma il cammino nella coppe europee può avere il suo peso: chi va avanti può spendere di più, ma la Juve se va avanti in Champions può avere ancor più entusiasmo».
Il Napoli fa bene a sacrificare l’Europa League?
«Sicuro che Sarri vuole davvero rinunciare a cuor leggero alla coppa? Però sarebbe la cosa logica. Io penso che anche se non lo ha detto apertamente, giocatori e ambiente sono concentrati sul campionato: è un atteggiamento forse incoscio ma la priorità deve essere quella. Metteranno tutto sulle gare del campionato e qualcosa in meno contro il Lipsia…».
In cosa è cresciuta così tanto la squadra di Sarri?
«Per un periodo il gioco veniva prima del risultato, ma adesso ho l’impressione che per Sarri sia diverso. Deve rifarsi perché ha iniziato tardi. E proprio non riesco a capire come uno con queste idee sia esploso solo adesso».
Gli consiglierebbe un’avventura all’estero?
«Io ho fatto la mia scelta precisa e non certo perché la serie A mi ha dimenticato. Ma fuori è diverso: con lo Swansea, in Premier, di certo non sono mancate le pressioni perché quello è un torneo con interessi economici enormi, ma non c’è l’esasperazione esagerata che si respira da noi, non c’è la tensione continua del calcio italiano».
Neppure come ct tornerebbe in Italia?
«Vedo nomi più importanti di me nella lista dei candidati. Anche se mi piacerebbe far parte di questa lista… Ma in generale una nazionale, non la Nazionale, è una esperienza che farei assai volentieri».
È arrivato a pochi centimetri dalle panchine di Lazio e Inter. A quando a quella del Napoli?
«Forse persino di meno. Perché de Laurentiis mi ha fatto una bella corte, elegante e continua. Non è stato per poco tempo che ha pensato a me, era proprio convinto. Lo considero una persona squisita e capace. Ma ero certo che Udine era il contesto più adatto a me. L’ultimo no glielo ribadii poche ore prima della fine del campionato: e subito dopo andò a Londra per ingaggiare Benitez. Se gli avessi detto di sì l’allenatore spagnolo non sarebbe arrivato».
Inter e Roma non è che hanno frenato troppo presto?
«Non ho mai creduto che la Roma e l’Inter potessero lottare fino alla fine con Napoli e Juve. Questo non toglie il gran lavoro che Di Francesco e il mio amico Spalletti stanno facendo».
Fonte: Il Mattino