L’editoriale sul CdS di Raffaele Auriemma:
“Non è il tallone di Achille. Quello di Dries Mertens, colpito e non affondato dal rude Djimsiti domenica a Benevento. E’ stato toccato duro alla caviglia, tanto da vedersi costretto a lasciare il campo anzitempo e ritrovarsi in forse per la gara delicatissima di sabato sera al San Paolo contro l’inaffidabile Lazio. Ce la farà? Il dubbio è un obbligo e verrà sciolto a breve, ben sapendo che quel calcagno di Dries non fu immerso nelle acque del fiume Stige e, pertanto, potrà resistere alle disavventure del calcio, quanto alle invisibili saette di chi vorrebbe che il Napoli si fermasse per il deperimento del suo organico. Non sarà il tallone di Dries a fermare la piccola quanto agguerrita armata di Sarri, perché sembra non averne di punti deboli questa squadra che ha saputo superare ogni ostacolo che la stagione gli ha messo lungo il cammino. Primi, ancora primi per 21 delle attuali 23 giornate, ed accomunati alla Juventus nella striscia di vittorie consecutive (7), in assoluto le migliori d’Europa immediatamente dopo il Bayern (8 vittorie di fila) che resta la regina della speciale graduatoria. Cosa sarà stato a permettere così tanto? Con un fatturato di un terzo inferiore rispetto alla società padrona d’Italia, nessuno avrebbe immaginato che a 16 giornate dal termine il duello fosse ancora così serrato e con il Napoli addirittura avanti a Madame. Inimmaginabile, perché con due calciatori-simbolo (Milik e Ghoulam) costretti a fermarsi per la rottura del crociato, altri due che sono rimasti a lungo senza gol (Hamsik e Mertens) e un mercato di gennaio caratterizzato solo dalle cessioni di Maksimovic e Giaccherini, sarebbe stato più logico che le distanze in classifica diventassero abissali come un anno fa: Juventus prima a quota 57 (2 in meno della graduatoria attuale), con 7 punti di vantaggio sulla Roma e 9 sul Napoli. Non è andata così e non sarà la caviglia, il “tallone d’Achille” del Napoli. E’ questa la sensazione, più forte di quella amara, diffusa tra gente di Napoli al termine delle contrattazioni di gennaio. Nessun rinforzo, nonostante il dichiarato intento di investire anche 30 milioni per Politano, che sarebbe stato solo il vice-Callejon: non si poteva investire parte di questa somma per dare a Mertens un’alternativa più certa del rientro di Milik? Purtroppo no e oggi il Napoli si ritrova a fare di necessità-virtù. Ma sempre con il sorriso sulle labbra, magari utilizzando centrocampisti come Zielinski e Rom sulle corsie dell’attacco e spostando pure Callejon nel ruolo di centravanti. D’altra parte, l’arte di arrangiarsi non fu inventata a Napoli?”