La lite dopo 40 anni tra Ferlaino e Di Marzio che dice: “Non ho piacere a sentirlo”

C’eravamo tanto odiati… E non per un anno, molti di più. Quasi quaranta. Ormai è dal 9 ottobre 1978 che i rapporti tra Corrado Ferlaino e Gianni Di Marzio non possono definirsi idilliaci. Quel giorno Ferlaino, allora presidente del Napoli, esonerò il suo allenatore Di Marzio e consegnò la panchina azzurra a Luis Vinicio.
Erano evidentemente ignari della storia Vincenzo Marangio e Marco Piccari, conduttori della trasmissione radiofonica «Maracanà» su Rmc Sport. Che per la discussione in diretta sul Napoli capolista avevano pensato di mettere in collegamento proprio Gianni Di Marzio e Corrado Ferlaino. Imbarazzante il momento in cui Di Marzio ha saputo della «bella sorpresa» che avevano voluto fargli i due conduttori, presentandogli l’altro ospite. «Piacere nel sentirlo? No, perché mi ha pugnalato dopo due partite di campionato e dopo che nella stagione precedente avevamo raggiunto la finale di Coppa Italia e ci eravamo qualificati in Coppa Uefa. Doveva capire cosa mi aveva fatto, nel momento più bello della mia carriera da allenatore».
Immediata la reazione di Ferlaino: «Non fa piacere neanche a me e quindi la chiudiamo qui», con tanto di telefono abbassato. Piccata la replica di Di Marzio: «Ha chiuso la chiamata perché di fronte a certe cose lui subito scappa via. Avevo vinto campionati di serie B, poi arrivo a Napoli e ottengo risultati anche con giocatori di categorie inferiori.Poi perché mandarmi via dopo due giornate nella seconda stagione? Forse perché aveva già il contratto firmato con Vinicio, che aveva un nome. Non mi sembra che si sia comportato bene con me. Fui l’unico che gli suggerii, come ammise lui stesso, Diego Armando Maradona».
E allora torniamo nel 1978, quando si concluse, dopo poco più di un anno, l’avventura da profeta in patria dell’allenatore di Mergellina che aveva conquistato la promozione in serie A con il Catanzaro. Nella sua prima stagione alla guida del Napoli, il 37enne Di Marzio aveva conquistato il sesto posto e la qualificazione alla Coppa Uefa ed era uscito sconfitto (2-1) dalla finale di Coppa Italia con l’Inter. L’esonero lo colse (quasi) di sorpresa dopo la sconfitta per 2-1 in trasferta con la Fiorentina. Al debutto al San Paolo il Napoli aveva battuto 2-1 l’Ascoli. In Coppa Uefa, poi, la squadra era stata eliminata al primo turno dalla Dinamo Tiblisi. Un avvio di stagione non esaltante, ma neanche poi così terribile da giustificare un esonero. Ma Ferlaino, che con Di Marzio l’anno prima aveva lanciato una sorta di piano triennale per la crescita della squadra, lasciato andar via la bandiera Juliano che si era accasato al Bologna di Pesaola, era preoccupato per il calo di presenze al San Paolo. E già dopo l’eliminazione dalla Coppa Uefa, aveva riallacciato i contatti con Vinicio, il tecnico della grande illusione-scudetto del 1975. Era appena finita Fiorentina-Napoli, risolta tra l’altro dal napoletano Di Gennaro, il cui acquisto Di Marzio aveva inutilmente caldeggiato, e in un albergo della periferia di Firenze Ferlaino aveva incontrato Vinicio e definito l’accordo. Di Marzio gridò al tradimento. La rottura tra presidente e allenatore era ormai compiuta. E il rapporto in 40 anni non si è mai più ricomposto.

Fonte: Il Mattino

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