L’ opinione sul campionato e sull’ altra partita, la risposta alla “domanda”, quella che riecheggia in bar, tv e social di Ciccio Marolda:
Due partite in una: quella col Bologna che dura giusto una mezz’ora e quella più lunga degli ultimi sei anni che invece si gioca in trasparenza tra Napoli e Torino. Tra il Napoli e la Juve. Tra Allegri e Sarri, i quali calcisticamente non sono parenti neppure alla lontana e, probabilmente, non ne hanno nemmeno il desiderio. Boh, chissà come finirà quest’anno la giostra del pallone, ma che a maggio faccia festa l’uno o l’altro, tutti e due l’hanno conquistata già una medaglia al merito. Quale merito? Quello di aver riportato il pallone nella piazza del Paese, al centro della discussione della gente. Perché erano trent’anni che non se ne parlava più. Erano trent’anni che s’era fermato il tempo del confronto, delle idee. Tant’è che non è affatto un caso che allo scadere di questi malinconici trent’anni – dal tramonto dell’intensità di Sacchi e dall’addio delle genialità di Maradona – il prossimo Mondiale per noi sarà senza emozioni.
E allora la domanda è questa: meglio il talento senza briglie, oppure il disegno rigido che spesso per la squadra vuol dire libertà condizionata? Ecco, stringendo stringendo è questo il tema del confronto. Chiariamo: né Allegri né Sarri hanno inventato un calcio nuovo. Non sono innovatori. Restauratori di pensieri usati e poi dimenticati, questo sì. Il primo, Allegri, sembra un po’ fratello di Marcelo Bielsa, perché pur non rifiutando meccanismi studiati e ripetuti cerca poi il conforto di giocatori che ragionino da soli, mentre l’altro, Sarri, è invece più cugino di Benito Floro, che ha sempre disegnato percorsi prestabiliti del pallone perché si fida più di se stesso che degli altri. Su una cosa, però, Allegri e Sarri la pensano allo stesso modo: tutti all’attacco della porta quando si ha il pallone e tutti a braccare invece l’avversario quando lo si perde. Difendere attaccando, insomma. Questo il principio che hanno ereditato dal passato, anche se negli ultimi tempi fanno un po’ fatica tutti e due.
Già, ma alla fine: meglio Allegri oppure Sarri? Interrogativo vigliacco, in verità. E senza una possibile risposta perché nel calcio si sa, per vincere ci sono mille modi. Cosicché il migliore alla fine non sempre è il più bravo, ma chi vince più dell’altro. E dunque ognuno ha diritto di pensarla come vuole. Meglio se rispettando il pensiero altrui, senza offendere chi non la pensa allo stesso modo. Perché chi ragiona così, la sua partita l’ha già persa.
Fonte: CdS