30 e lode. Se Allan avesse un libretto universitario per segnare le presenze nel Napoli, il voto sarebbe certamente quello. Lui, così come solo Mertens e Callejon, ha giocato tutte le gare ufficiali degli azzurri dall’inizio della stagione. Solo cinque volte è partito dalla panchina in campionato. Non ci sono dubbi: il centrocampista brasiliano è il giocatore che più di tutti è cresciuto sotto la sapiente guida di Sarri, forse secondo solo alle spalle di Mertens trasformato da esterno a punta centrale. Allan, invece, era arrivato a Napoli da mediano vecchio stile, di quelli che corrono, corrono, corrono e poi corrono ancora. Ma nei 175 centimetri di Allan è racchiuso il prototipo della vita di un mediano dei tempi moderni. Un mediano 2.0, uno che recupera una mole indefinibile di palloni, va a pressare con gli attaccanti fino ai margini dell’area avversaria e all’occorrenza si butta dentro per cercare il gol. È senza dubbio il centrocampista più brillante di questa stagione e Maurizio Sarri lo ha capito perfettamente. E’ oramai un beniamino assoluto della tifoseria azzurra. Le sue non sono solo giocate esclusivamente dirette al recupero dei palloni, ma anche alla gestione, alla ripartenza e perché no anche alla finalizzazione. E alla luce di un rendimento tale anche i sogni verdeoro sembrano essere più che legittimi. La chiamata da parte di Tite vorrebbe dire Mondiale in Russia, probabilmente da protagonista, in una delle nazionali candidate certamente per la vittoria del titolo. Il prossimo obiettivo personale è superare il suo record di gol (tre) in serie A, realizzato con la maglia del Napoli nella sua prima stagione in azzurro (2015-16). Una missione non del tutto impossibile per Allan, che pur non avendo lo spunto della punta, ha dimostrato di avere qualità tali da poter essere decisivo anche sotto porta.